L’artista lavorò di persona nella Cappella di San Nicola ad Assisi
di Stefano Miliani

Chi lo avrebbe immaginato? Gli ex voto sono quelle immagini, un tempo dipinte, poi diventate cartoline, foto, montaggi, dal sapore surreal-naif, in cui qualcuno ringrazia quel santo o quella santa perché, per una malattia o spesso per un naufragio sfiorato, credeva di non avere più chance e invece l’ha scampata bella appellandosi al soprannaturale. Gli ex voto costellano crocicchi, angoli di case, affacci sul mare … Ebbene, qualcosa del genere, una versione colta e raffinata, s’è incuneata niente meno che in quella culla generatrice della pittura occidentale moderna qual è la Basilica di San Francesco ad Assisi.

Per scoprirlo seguite questo percorso: entrando dal portale gotico nella chiesa inferiore (non quella superiore), tra la lieve penombra, il profluvio di pitture murali e il moderato brusio dei visitatori che i custodi tacitano ogni qual volta sale troppo di tono, in fondo voltate a destra dove, nel transetto, troverete ponteggi. E’ un cantiere di restauro aperto al pubblico. E’ la cappella di San Nicola, voluta (e profumatamente pagata) dal cardinale Napoleone Orsini nel lato settentrionale, con la tomba del fratello Gian Gaetano. Tra figure di santi, scene agiografiche, apostoli, Madonna, Gesù, una toccante Maddalena e quant’altro occupa il cielo cristiano, secondo più di uno studioso qua Giotto ha non solo fatto sentire la sua lezione ma ha pure messo concretamente mano qua e là. Anche il tempo, il fumo delle candele, infiltrazioni hanno fatto sentire i loro effetti per cui dal 9 aprile è iniziato il restauro degli affreschi della Cappella che i frati non usavano per  il culto ed era chiusa al pubblico. Sergio Fusetti, conservatore manutentore per i frati del sacro convento, coordina i lavori. Intanto una domanda: chi ha dipinto queste volte e pareti? L’idea del cosidetto Maestro di San Nicola sembra sfumare. “ Gli studiosi che sono saliti qui sui ponteggi si dicono quasi tutti convinti che su alcune cose c’è Giotto, specie nei ritratti e negli sguanci delle finestre, come scrisse Giorgio Bonsanti. Ci sono giotteschi e alcuni aiuti come Palmerino di Guido. Da tecnico che ha partecipato  a tutti i lavori di restauro della basilica e agli interventi alla Cappella degli Scrovegni a Padova, per gli occhi a mandorla di alcune figure, per le trasparenze della pittura, sento di poter dire che il maestro fiorentino ci sia”.

Databili intorno al 1299-1300, gli affreschi si concentrano in buona parte sui miracoli di San Nicola salvatore di buonanime in pericolo narrati da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea: c’è quando resuscita un ragazzo strangolato da un diavolo come ci sono due marine con navi in balia dei flutti (in un caso il santo salva l’imbarcazione circondata dalle acque che hanno preso fuoco). Hanno rovinato le scene infiltrazioni d’acqua e restauri antichi come uno dell’ 800. Noi rimuoviamo i vecchi interventi, stuccature, lo strato di fumo grigio che copre tutta la superficie. Questa è l’ultima cappella da sistemare dopo il terremoto del ’97.” Il cui restauro, che finirà nell’autunno 2011, sta restituendo particolari molto umani. Come i peli della barba degli apostoli (di 12 ne sono rimasti dipinti 9) che ad Assisi tra ‘200 e ‘300 diventano in pittura, uomini concreti, di carne, non inavvicinabili icone.”

Tratto da “l’Unità” del 9 agosto 2010