Provincia:
Terni
Comprensorio: Ternano
Nome abitanti: Sanvenanzesi
Comune
www.comune.sanvenanzo.tr.it
 

 

 
La conformazione geologica del territorio comunale di San Venanzo è prevalentemente montuosa, dominata dal Monte Peglia (mt. 837) e dalla sua catena. La zona di San Venanzo è l’unica zona di origine vulcanica in Umbria.
 
Due coni vulcanici spenti sono stati localizzati nel 1899, uno nel luogo dove oggi sorge l’abitato di San Venanzo e l’altro a Pian di Celle, a circa ottocento metri dal primo.
 
Il secondo vulcano, dopo una prima attività esplosiva, ha dato luogo ad una lunga colata di lava che ha formato uno strato di roccia basaltica durissima denominata venanzite (dal suo scopritore Sabatini del 1898). Attualmente i coni vulcanici sono studiati da ricercatori del Dipartimento di Scienza della Terra, dell’Università di Perugia.

 
Il territorio di San Venanzo è stato abitato già in tempi antichissimi come documentato dai numerosi reperti rinvenuti a Monte Peglia, in una cavità del Mesozoico di una breccia ossifera villafranchiana, reperti risalenti al Paleolitico, che costituiscono le tracce più antiche della presenza dell’uomo nell’Italia centrale; nel territorio di San Vito, nella “Buca del Diavolo”; a Poggio Aquilone, reperti risalenti all’ Età del bronzo.
  

La presenza dell’uomo, nella zona del Monte Peglia, confermata per tutto il periodo della preistoria, non subì interruzioni al tempo degli Etruschi, come testimoniano i ritrovamenti di Collelungo e di Rotecastello. Infatti è stato ricostruito con fondamento il tracciato di una strada etrusca che da Perugia portava ad Orvieto, passando per questi luoghi, prima di scendere nella valle del Peglia.

Il dominio esercitato in questi secoli da Orvieto, su i territori di San Venanzo, ne segnò il destino, imponendo un’egemonia commerciale che divenne legame religioso quando, dopo le invasioni barbariche, fu sede episcopale, ed infine, politico, a partire dal XIII sec..

Il nucleo abitativo di San Venanzo risale all’ VIII sec., in piena epoca bizantina, quando dopo il passaggio delle spoglie di San Venanzo, martire dalmata, trasportate a Roma dal corteo papale, nella zona si cominciò a venerare il santo martire. Nel 1224 San Venanzo fu occupata da Todi nel contesto del conflitto che vedeva Todi in guerra con Orvieto per il possesso del castello di Collelungo.

 

Nel XIII sec. San Venanzo, ci dicono le cronache del tempo, era difesa da mura, torrioni, fossati e sede di un visconte nominato da Orvieto. Nel 1300 Orvieto vendette il viscontado di San Venanzo a Ermanno Monaldeschi. Nel 1310, a seguito delle alterne vicende con cui fu combattuta la guerra tra Todi e Spoleto, Orvieto si preoccupò di fortificare i suoi castelli di confine fra cui San Venanzo e Collelungo. Nel 1334 Ermanno o Manno Monaldeschi, visconte di San Venanzo, proclamato “Gonfaloniere” a vita, divenne di fatto il vero signore di Orvieto fino al 1337, anno della sua morte.

 

Con la morte di Manno Monaldeschi, i quattro rami del casato (Cervara, Aquila, Cane e Vipera), iniziarono una guerra fratricida, per la conquista del potere, che sconvolse tutto il territorio di Orvieto e quindi di San Venanzo: nel 1346 venne occupato dai Monaldeschi della Cervara, eredi di Manno, ma subito dopo riconquistata da Orvieto. Nel 1347 Orvieto deliberò il ripristino delle mura, delle torri e dei fossati del Castello di San Venanzo.

Nel 1392 è la volta di Monaldo Monaldeschi ad occupare San Venanzo, ottenendo nel 1394 il riconoscimento del possesso del castello da parte di Bonifacio IX. Nel 1437 il castello fu nuovamente distrutto dai Monaldeschi della Cervara con a capo Gentile della Sala. Ribellatosi, per l’ultima volta al potere papale nel 1495, San Venanzo entrò definitivamente sotto la giurisdizione dei Sette Conservatori della Pace, ovvero della Chiesa. Sotto il tardo governo pontificio, insieme a San Vito al Monte, verrà compreso nella delegazione di Orvieto per divenire infine nel 1929 Comune.

 

Civitella dei Conti

Da visitare il piccolissimo borgo di Civitella dei Conti, già nel catasto del 1292 dove è ricordato come appartenente al Castello di Montegiove “de’ Montanis”. Successivamente la villa di Civitella, in seguito ad intense lotte e battaglie per il predominio territoriale, venne trasformato in Castello.

Dal Castello, attualmente in fase di restauro, si ha una visione del territorio davvero straordinaria rivelandone il determinante ruolo strategico.