I resti del condottiero Braccio da Montone, già contenuti all’interno della chiesa monumentale di San Francesco al Prato, riposano ora nell’adiacente convento dei Frati Minori di San Francesco. L’antica struttura conventuale, di proprietà del Comune di Perugia, è in affidamento ai quattro francescani che attualmente vi svolgono vita monastica e celabrano messa nel vicino Oratorio di San Bernardino.

Nel clima ovattato del convento, tra tesori d’arte e di cultura, c’è la splendida sacrestia e un piccolo ambiente adiacente. Qui, all’interno di un contenitore decorato e appoggiato sopra un antico tavolino, sono contenute le spoglie mortali del condottiero che cambiò volto alla città di Perugia. Tuttora esistono le Logge di Braccio, adiacenti alla cattedrale, col simbolo dell’ariete in alto e, in basso, le antiche misure perugine. Il palazzo, invece, è andato distrutto, anche se si può distinguere la forma passando per via Maestà delle Volte e alzando gli occhi alle colonne piatte che ne marcano un solaio. Non tutti i perugini sanno che basta suonare e i frati ti accolgono benevolmente per mostrarti i resti di Braccio. (…)

Doveva trattarsi di un “omone” , come testimonia la lunghezza delle ossa di statura. Sciolto anche il mistero della morte, avvenuta proprio come vuole la vulgata. Il decesso (a 56 anni) è avvenuto a causa di una ferita alla testa, inferta con un colpo di lancia. La lunga agonia sarebbe compatibile col tipo di ferita e col coma conseguente. Nota anche la versione che lo fa morire per aver rifiutato acqua, cibo e cure, pur di non chiedere perdono al papa. La morte giunge il 4 giugno 1424, alle due di notte.

Il fatto inequivocabile è che si vede distintamente il buco risultante dalla frattura dell’osso. Altro è poi accettare la versione che spiega come la ferita stesse guarendo, quando partì un ordine dall’alto. All’elevato riscatto che la famiglia era disposta a pagare (ma col rischio di rimettere in gioco un personaggio che aveva turbato, e infranto, importanti equilibri politici) fu preferita la soluzione finale. Qualcuno (papa Martino V in persona?) avrebbe ordinato al “cerusico” che faceva le medicazioni di infilare a fondo lo specillo nel cervello provocando la morte immediata. E’ sicuro, dunque, che fu la ferita alla testa a provocare la morte di Braccio. Ed è altrettanto certo che i perugini, se vorranno conoscere il volto e il corpo del condottiero, dovranno mettere mano al portafoglio e fare un piccolo sacrificio per restituire alla città il vero volto del condottiero? Sarebbe troppo pensare a un monumento col quale celebrare degnamente il personaggio che corrisponde alla figura delineata nel “Principe” di Macchiavelli?

Sandro Allegrini

dal Corriere dell’Umbria – 22.9.12

“… ecco perchè invece Perugia, la sua città, potrebbe e dovrebbe coltivarne la memoria storica a cominciare proprio col restituirgli la dignità di una sepoltura adeguata ai suoi resti. Allora cara lettori, se avete dei suggerimenti da dare o delle iniziative da suggerire, scrivete al Corriere dell’Umbria che darà forza alla vostra voce di perugini per recuperare alla fruizione della città un simbolo che certo non merita di essere dimenticato. Scriveteci le vostre proposte a:  cronaca@edib.it