Sul Monte Calvario sorse, grazie alla volontà e all’operosità di un giovane nobile perugino, Pietro Vincioli, una basilica grandiosa, che ancora oggi può essere ammirata nelle sue strutture maestose e nella sua imponente bellezza. Oltre alla chiesa, Vincioli iniziò la costruzione di un annesso monastero, che i Benedettini scelsero come loro sede. Fu un monaco-architetto il perugino Pietro Vincioli. A lui si deve, infatti, la costruzione, nel X secolo, della splendida chiesa di San Pietro con annesso il monastero benedettino di cui lui stesso fu abate (chiesa che fu arricchita nei secoli successivi). Prima esisteva sul luogo una chiesetta in rovina, che era stata la cattedrale di Perugia. Il vescovo Onesto affidò a lui la ricostruzione.

Vi profuse il dinamismo di un vero impresario edile. E durante la costruzione compì molti prodigi. Ma il santo, morto nel 1009, fu anche esempio di carità verso i poveri e difensore della città dalle vessazioni degli imperatori tedeschi. Il 10 Luglio si festeggia S. Pietro Vincioli, fondatore del complesso abbaziale, con Sacre Messe celebrate sull’altare Maggiore. L’ Abbazia di San Pietro, costruita nel sec X è sormontata da uno snello campanile a cuspide che si staglia caratteristico nel cielo di Perugia. Quante opere d’arte racchiude questo tempio! Vi ammiriamo, anzitutto, un meraviglioso “coro” in legno che, per la preziosità e la ricchezza degli intarsi, è considerato il più bello d’Italia; e poi quadri del Perugino, del Sassoferrato, del Guercino e di altri pittori; il tabernacolo marmoreo di Mino da Fiesole, l’Altare Maggiore adorno di marmi e di bronzi. In fondo alla Chiesa, inoltre, una aerea loggetta ci permetterà di affacciarci alla vista di uno straordinario panorama. Ed ecco accanto a San Pietro l’ex convento benedettino (oggi sede dell’Università Agraria) con due bei chiostri del Rinascimento.

La tradizione vuole che il campanile sia stato eretto su una tomba etrusca; mancano però tracce sicure per poterla identificare. La prima erezione del campanile risale alla seconda metà del secolo XIII; la prima pianta poligonale (dodecagona fino al primo cornicione ed esagonale fino al secondo) è caratteristica di questo periodo nella nostra regione; come esempi possiamo citare i campanili di S.Francesco di Gubbio e della cattedrale di Pienza. Pochi però raggiunsero lo splendore di questo, come appare anche da disegni e miniature dell’epoca. Soprattutto celebrata era “la ghirlanda”, elegante balaustra in metallo dorato che correva sopra il primo cornicione sostenuto da beccatelli, seguito da un primo ed un secondo ordine di bifore ed uno di monofore. L’ultimo cornicione, d’ordine corinzio, a base della guglia, era adornato da festoni, listelli, occhi e colonnine. All’interno della basilica le colonne della navata maggiore, in numero di 18, sono di fattura romana. Esse vennero raccolte da templi pagani in rovina. Tra le colonne merita un cenno particolare la seconda a sinistra dell’entrata con l’affresco di S.Pietro Vincioli e la scritta dedicatoria. L’affresco sta a ricordare il miracolo che il Santo compì durante l’erezione di questa colonna: rottesi le fune, il blocco di granito stava per schiacciare degli operai, ma il Santo evitò la sciagura tracciando repentinamente un segno di croce sulla colonna che restò sospesa in aria per poi adagiarsi con delicatezza sulla base, restando un poco decentrata come si può constatare, quasi a documentare il prodigio. L’esegesi cristiana, la mistica cristiana, lo stesso immaginario folklorico cristiano si nutrono del simbolo del giardino e si accentrano attorno ad esso: gli eventi fondamentali della storia dell’umanità, dalla creazione alla Resurrezione fino al gaudio finale dei giusti, si svolgono in un giardino.
 
Ma il giardino, per essere tale, deve avere tre caratteri fondamentali: primo, deve essere limitato, conchiuso, ben riconoscibile rispetto all’altro da sé, a quanto giardino non è; secondo, deve essere caratterizzato da un armonico equilibrio di natura e cultura, cioè da uno sviluppo della natura continuamente controllato e indirizzato dalla volontà umana, da un costante rapporto dialettico fra le proposte della natura vegetale e le risposte a carattere architettonico dell’uomo; terzo, limiti spaziali ed equilibrio fra il naturale e l’umano debbono tradursi in un rischio costante, in un pericolo. (…) Il giardino diventa tempio, spazio sacro e come tale inviolabile. Se è concepito in termini spaziali, suo archetipo sarà il giardino dell’Eden vigilato dall’ angelo dalla spada fiammeggiante; altrimenti, se considerato come uno “stato” , una condizione intima, sarà il ristoro dei beati o il “giardino dell’anima” che i dolori e le passioni non possono profanare. Il giardino è intatto, è virginale: ma a differenza della verginità “naturale” (quella della foresta impenetrabile, che è anche la natura aspra e nemica, la hile dei greci e dei maestri di Chartres), la sua è una verginità “recuperata”, “iniziatica”, un punto di arrivo anziché di partenza. Nell’iniziazione, si muore bambini (perché profani) e si rinasce vecchi, cioè saggi. Adamo nasce già adulto nell’Eden, dove la natura è razionalmente predisposta a riceverlo, e nell’Eden riceve quella scienza che lo abilita a conoscere i nomi degli animali e quindi a comandarli, perché conoscere i nomi degli animali e quindi a comandarli, perché conoscere il nome delle cose significa avere potere su di esse. 
 

 

Informazioni

Chiesa di San Pietro
Via Borgo XX Giugno
[centro storico]
Perugia, 06100
 Tel. +39 07534770

Orario delle Sante Messe:
Lun-Mar-Mer-Gio-Ven-Sab: 8,00
festive: 8,30 – 11,00

Disponibile accesso disabili