Alla ricerca delle radici del monachesimo occidentale

Il torrente Campiano versa le sue acque nel Nera a Ponte Chiusita.
La valle è anche nota col nome di Castoriana. Risalendola, essa si presenta dapprima stretta, poi nella sua parte intermedia si amplia ridente tra boschi e campi.
Il versante idrografico destro, solcato da stretti e scoscesi valloni, è ripido ed incombente, raggiungendo le quote più elevate, superiori ai 1800 metri, nel M. Patino.
Il versante sinistro è più aperto, dai dossi arrotondati e docemente degradanti, interrotti da valli più aggradate, ma non meno anguste e fitte di vegetazione; qui le massime elevazioni raggiungono appena i 1100 m. di quota.
Orientata in senso NW-SE, a meridione si collega con l’adiacente Piano di Santa Scolastica, attraverso la Forca di Ancarano, delimitando così ad occidente i Monti Sibillini, che vi si affacciano con la dorsale del M. Ventosola – M. Patino – M. Moricone e l’adiacente gruppo del M. Cardosa .
Numerosi intinerari possono essere effettuati in questo settore molto bello del Parco Nazionale, partendo dalla valle di Campi.
 
Questa, infatti, è al centro di una fitta rete di antichi percorsi su sentieri e mulattiere, fondamentali per la transumanza e per gli intensi scambi commerciali tra l’Umbria, la Sabina ed il Piceno. L’importanza di valichi come quelli della Forca di Ancarano, ad esempio, è confermata dalla presenza dei resti archeologici di un “Santuario di tipo italico“, forse del VII sec. a.C. e dedicato a Marte (archeologica lungo la vecchia strada per Piè la Rocca).
I diversi insediamenti fortificati che costellano gli sproni della valle (castelli di pendio come Preci, Roccanolfi, Campi Vecchio, Castelfranco, Abeto, Todiano ecc), riconoscibili per l’impianto urbanistico serrato o le torri e i tratti di mura castellane ancora esistenti, confermano la continuità dell’insediamento per tutto il medioevo.
Più recenti sono i nuclei accresciutisi lungo la strada di fondovalle. Alcuni sono però risorti sugli stessi siti dei più antichi pagi e ville romane della zona (ad es: Campi Nuovo e la Pieve di S. Salvatore).
Ma a partire dall’alto medioevo l’organizzazione economica, religiosa e culturale del territorio, ruoterà tutta attorno al monumento più significativo della zona, l’abbazia prebenedettina di S. Eutizio, la cui fondazione risale, secondo la tradizione, al V secolo d.C..
L’Abbazia di S. Eutizio nei pressi della villa di Piedivalle si distacca, verso oriente, tra le pendici del M. Moricone del Macchialunga, una lunga e stretta valle. I suoi versanti accolgono gli abitati di Valle, Acquaro e Collescille, quest’ultimo dotato ancora della quadrata torre castrense. Essa è conosciuta col nome di Valle della Guaita e quasi al suo imbocco, sulla destra idrografica, a ridosso di una parete di travertino, sorge uno dei complessi monastici più antichi in Italia, recentemente restaurato: l’ Abbazia di S. Eutizio .
Col termine guaita si indicavano le ville sorte attorno ad un oratorio monastico, con la funzione della produzione agricola, allevamento e sfruttamento del bosco, ma anche della difesa (waita = guardia, in longobardo). Gli abitanti vi erano organizzati in “communitates “, dirette antenate delle moderne Comunanze .
In Umbria il Cristianesimo si diffuse abbastanza presto, penetrandovi attraverso le vie consolari, come la Flaminia, e le sue mumerose diramazioni (diverticula). La tradizione leggendaria vuole addirittura che i primi evangelizzatori fossero gli apostoli Pietro e Paolo. E’ attestata la presenza di vescovi nel IV secolo sia a Spoleto che a Norcia .
Nel V e VI secolo tutta la Valnerina, scelta per l’asprezza e l’isolamento dei suoi monti, fu il quadro di un intenso movimento eremitico che diverse leggende agiografiche imputano all’azione missionaria di monaci siriani, fuggiti dalle persecuzioni e dalle lotte connesse ai grandi concili d’oriente. Questi uomini solitari portavano con sé e diffusero l’ideale eremitico oreintale, sia di tipo strettamente anacoretico, sull’esempio dei padri del deserto, come era noto dalla “Vita Antonii”, sia organizzato in forme cenobitiche come prescritto nelle Regole di S. Pacomio e S. Basilio, che precorrono la più tarda Regola di S. Benedetto , fondatore del monachesimo occidentale.
In un periodo storico di forte crisi sociale e politica, conseguente alla disgregazione dell’Impero Romano, molti si ritiravano dal mondo dedicandosi alla vita interiore e alla speculazione religiosa; essi finiranno per essere gli iniziatori di una nuova civiltà, quella medioevale.
Un testimone diretto di quelle epoche, Papa Gregorio Magno, nei suoi Dialoghi (redatti circa nel 593) parla proprio della Valle di Campi, o Castoriana, e della presenza dei numerosi eremiti che abitavano le celle sparse nei monti circostanti. Essi facevano capo ad un abbate di nome Spes “un padre venerando di nome Spes fondò un monastero in un luogo chiamato Cample distante circa sei miglia dalla vetusta città di Norcia.” dice Gregorio “e più oltre”. Erano già trascorsi quarant’anni dal dì che fu privato della vista, quando al Signore piacque di ridonargliea, avvisandolo in par tempo che la sua fine era vicina, e che egli doveva apportare il conforto della sua parola di vita ai diversi monasteri ch’erano stati fabbricati tutt’intorno (monasteriis circumquaque constructis)”. Siamo alla metà del secolo V e Spes, forse uno dei monaci siriaci, costruì nella valle, in vicinanza di una copiosa sorgente che scaturisce tutt’oggi dal masso spugnoso (la pietra spogna o sponga) un oratorio in onore della Vergine.
Dai Dialoghi si deduce che gli eremiti erano organizzati secondo la Regola Brasiliana che prendeva la riunione in Laure di 12 eremi intorno ad un oratorio dove un superiore li dirigeva spiritualmente. A Spes successe Eutizio, che conduceva la sua vita di ascesi insieme al compagno Fiorenzo in un eremo poco distante, nell’alta Valle della Guaita. Gregorio lo dice vissuto all’inizio del dominio dei goti: siamo, quindi, alla fine del V secolo .
Chiamato dagli altri eremiti, per la sua vita esemplare, all’incombenza di abate ricavò la sua cella tra alcune grotte esistenti nel masso di travertino che sorregge, ancora oggi, la torre campanaria dell’abbazia .
Sull’oratorio di S.Maria, costruì la chiesa, che subirà successivi ampliamenti e rifacimenti; in essa raccolse le spoglie di Spes.
Eutizio morì nel maggio del 540 e la sua fama di santità aveva già richiamato numerosi discepoli, avviando il monastero ad un lungo futuro di prosperità materiale e spirituale.
Non abbiamo ulteriori notizie fino al X secolo , probabilmente a causa del lungo periodo di instabilità conseguente all’invasione e all’espansione longobarda, nel corso della quale il territorio entra a far parte del Ducato di Spoleto.
Ma la vita monastica rimase viva a S. Eutizio, come attesta una donazione di terre e di un oratorio, fatta nel 907 da Ageltruda, vedova del duca Guido di Spoleto, all’abbazia.
Dal X al XIII secolo si ha il periodo di maggior splendore dell’abbazia che ampliò i suoi possessi in un territorio molto vasto esteso oltre l’appennino, fino all’Adriatico, con pertinenze e chiese dipendenti nei territori di rieti, Ascoli, Teramo, Spoleto e nella Valle Esina.
Fu in questo periodo, nel 1190 , che l’ Abate Teodino I ingrandì e ristrutturò globalmente la chiesa come attestato dall’iscrizione posta nella lunetta del portale romanico; nel 1200 fu invece l’ Abate Teodino II che fece realizzare il magnifico rosone, tipico del romanico umbro, con i simboli degli evangelisti, che orna la facciata della chiesa.
La decadenza dell’abbazia ebbe inizio con la fine del XII secolo e nel 1259 le ultime terre furono donate al Comune di Norcia .
Dopo varie vicissitudini secolari l’abbazia passò nel XV secolo agli abati commenadatari di cui gli utlimi furono i vescovi di Norcia.
Nell’abbazia, tra i secoli X e XII si produssero numerosi e preziosi codici miniati; essa fu anche la promotrice di una importante scuola chirurgica che ebbe come centro di sviluppo Preci, e fiorì dal XIII fino al XVIII secolo.
Tratto da: “I sentieri del Silenzio
 
Fu qui che studiò San Benedetto.
Quando nell’ottobre del 1929 il Cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Papa Pio XI, inaugurò in Sant’Eutuzio la celebre mostra del centenario benedettino, il porporato collegò la figura di San Benedetto all’Abbazia, ove da fanciullo il padre dei monaci d’Occidente aveva studiato: “Fin dai secoli V e VI, nella Valcastoriana, si svolgeva una vita intensa di preghiera e di lavoro, prima che San Benedetto da Norcia aprisse gli occhi alla luce e desse norma ed organamento stabile al monachesimo d’Occidente”.