Il percorso delle vie principali si riveste di numerosissimi tappeti floreali che, ispirati a vari temi religiosi celebrano il Gesù nell’Eucarestia. La matrice antica, la ricorrenza rituale, la motivazione più intima, richiamano sicuramente ad una profonda ragione religiosa, legata al costume, ormai non più databile, di deporre petali al passaggio processionale delle sacre immagini. La passione e l’entusiasmo della gente, il competente lavoro di ricerca e di applicazione, la faticosa partecipazione di cittadini di ogni età, costituiscono invece un grosso fatto popolare, dove comunione di intenti, organizzazione mirata e collaborazione spontanea confluiscono nel tutto unico da realizzare finale: i meravigliosi tappeti che, intercalati da geniali quadri floreali, si offrono agli sguardi ammirati delle svariate migliaia di visitatori e turisti che affluiscono da ogni parte d’Italia e dall’estero.
E’ il risultato di un complesso e difficile lavoro che richiede giorni e giorni, settimane e settimane di paziente e sapiente opera di molte persone, che a gruppi si distribuiscono i compiti e si attivano con indispensabile armonia di intenti: ricerca e raccolta di fiori, cura e mantenimento di essi, capatura e selezione di petali, studio del bozzetto, predisposizione di strutture antipioggia e antivento, particolari impianti di illuminazione. Infine, durante il pomeriggio e la notte del sabato che precede la festa, gli infioratori lavorano sulle strade, chini a terra per disegnare,deporre e disporre milioni e milioni di petali capaci di produrre quei magici capolavori che sanno di arte antica e moderna, carichi di suggestioni emotive e culturali, collegati ai temi della tradizione ed anche dalla più viva attualità.

Ma il capolavoro sta anche qui: nel magnifico esempio di partecipazione e di coordinamento fra persone neanche necessariamente dello stesso rione o vicinato; nella multiforme esperienza artistica delle tecniche e degli stili che avvincono e sorprendono; nella vasta panoramica dei temi ispiratori determinati da una sensibilità culturale ed umana, talora commoventi; infine nel clima di civile confluenza di diversi interessi, da quello religioso a quello di integrazione sociale, da quello turistico a quello artistico. Poi, nella tarda mattinata di domenica, sulle bellissime infiorate scorre la processione; vi passa per primo il Vescovo, che porta l’Ostensorio. Lo scopo religioso è raggiunto. Le infiorate – prima custodite, vigilate con zelo e con tenacia oramai possono anche essere calpestate da chiunque. La loro effimera gloria è arrivata al fine al suo naturale epilogo; una magnificenza ancor più stimabile pe quanto impegnativa è stata la fatica preparatoria e realizzativa e per quanto istantaneo è stato il tempo per ammirarne lo splendore. Ma il rito popolare attende ancora il verdetto della giuria, che nel pomeriggio, assegnerà i vari premi ai lavori valutati più belli.
Il verdetto è atteso con massima tensione dai gruppi di infioratori, agguerriti partigiani delle proprie opere; per alcuni sarà giubilo, per altri relativa soddisfazione, per altri delusione e scontento, misti ovviamente a molta naturale stanchezza.
Per le strade e le piazze, adesso ripulite – implacabilmente – dai solerti netturbini, ma ancora odorose di serpullo e di ginestra, serpeggiano lunghe polemiche… e per molti giorni.