Federico di Svevia è una tra le più affascinanti, enigmatiche e controverse figure della storia. Per alcuni è stato forse l’ultimo, grande imperatore d’Occidente, per altri un pragmatico calcolatore, per altri ancora un sognatore che faceva della corona uno strumento per accedere ad un mondo “altro” dove politica e guerra non avevano asilo e dove la sua mente poteva vagare libera in una sorta di condizione astratta. Un uomo si giudica dal bilancio di una vita e non dalle singole azioni e a maggior ragione questo discorso vale per un sovrano. Eppure, nonostante abbia letto decine di biografie di Federico di Svevia per poter realizzare il volume che vi apprestate a leggere, non me la sento di esprimere un giudizio lapidario sul sovrano e men che meno sull’uomo. Questo perchè questa biografia a fumetti – che Sergio Toppi ha saputo esaltare con quel suo stile grafico inconfondibile – nasce da una parte dall’accumulo e dalla analisi di informazioni ma dall’altra anche da un lungo lavoro di interpretazione e deduzione. Non esistono infatti due biografie dello svevo concordi tra loro: ho letto dieci biografie, dieci storie diverse di dieci uomini altrettanto diversi. Perfino i tratti somatici dell’imperatore sono oggetto di una disputa antichissima. Non c’è  traccia di un ritratto o di una scultura che siano attendibili. Federico di Svevia era rosso di capelli? Era piccolo e quasi calvo? Aveva un difetto ad un orecchio che lo faceva assomigliare ad un asino? Oppure era alto, carismatico, atletico? Conobbe davvero Francesco d’Assisi? Uccise davvero tanti bambini solo per condurre esperimenti sul linguaggio e sulle malattie infantili? A sentire parlare una certa storia, una buona parte di quella che ancora – aimè – troviamo sui libri di testo delle nostre scuole, Federico di Svevia fu un sovrano contraddittorio,a tratti oscuro. Eppure nel percorso della sua vita così rocambolesca, ricca di successi e fallimenti, colma di errori come solo quella di un grande uomo può essere, io ho trovato un filo logico. Un percorso che ho cercato di mettere in evidenza nella sceneggiatura di questa novella grafica.

Federico di Svevia si formò sulla strada. Abbandonato bambino per le vie di Palermo dall’usurpatore, crebbe tra coetanei ebrei, musulmani, ortodossi. Ne assorbì le tradizioni, le contradditorietà, gli eccessi, le incongruenze che però vanno a costruire quel mosaico perfetto di disequilibrio e diversità che spingerà l’imperatore a costruirsi attorno la celebre Magna Curia, Un cenacolo di sapienti provenienti da tutto il mondo che – non distratti da guerre o da crociate – lastricheranno un solido ponte per le conoscenze dell’avvenire. E che del rifiuto, travestito da diplomazia e opportunismo, che portò Federico di Svevia ad evitare una crociata di sangue? La sua crociata degli scomunicati è un messaggio per il futuro. Un messaggio di pace e tolleranza che i contemporanei, purtroppo, non hanno saputo (voluto?) cogliere. Lo svevo seppe trattare, dialogare, conciliare. E grazie a questo ottenne più di quanto i suoi alleati avrebbero mai osato sperare e concesse più di quanto i suoi avversari avrebbero mai osato chiedere. Una scelta di pace che gli costò il futuro del regno e un’immagine consegnata alla storia sapientemente artefatta e obnubilata da falsità e scorrettezze.

Federico di Svevia costruì una corte itinerante che prefigurava il concetto moderno di comunicazione, realizzò una corte aperta all’interazione religiosa e culturale, realizzò ed applicò norme ancora oggi all’avanguardia in campo amministrativo, dialogò fin dove l’umana pazienza del suo tempo poteva spingersi. Insomma lasciò un segno tangibile in previsione di un’idea moderna di Europa e di globalizzazione. Posso sbagliare ma è questa l’immagine di Federico di Svevia che mi è rimasta impressa  e che ho cercato di raccontare ed è quella che mi torna alla mente ogni volta che, in silenzio, passeggio nelle stanze esagonali, bianche e deserte di Castel del Monte. L’ultimo testamento utopistico di un grande antico, nato e vissuto in un mondo che forse non era ancora in grado di capirne l’ illuminato genio.

                                                                                                                                                                                                                                                                    Roberto Genovesi

 

Federico II di Svevia

disegni di Sergio Toppi

testo di Roberto Genovesi

Alessandro Srl, 2006, Bologna