Questo volume affronta il buio della notte dei tempi e si affida, almeno fino agli albori del XIII secolo, alle testimonianze di noti e scrupolosi scrittori di vicende locali che per primi ipotizzarono i contorni più o meno sfumati entro i quali sorsero e si consolidarono le origini del nostro castello. Ho riportato le opinioni di tutti e mi sono permesso di aggiungere anche la mia, quando le affermazioni non suffragate da alcun elemento mi sembravano rasentare l’im­maginario e il favoloso. 
Leggendo queste pagine si noterà come la nostra antica e glo­riosa Fratta, fedele alleata della guelfaPerugia, abbia sempre onorato i suoi impegni e nei frequenti capovolgimenti politici, seguiti dalle precarie alternanze di schieramento del periodo medioevale e signo­rile, sia rimasta al suo posto, facendo della lealtà, del lavoro, della affidabilità delle sue istituzioni e della ferrea stabilità degli affetti familiari un patrimonio da difendere e da trasmettere ai posteri. 
Non sfuggirà ad alcuno il fascino dell’ Arengo, la massima assemblea cittadina medioevale, formata dagli ottanta capi famiglia del castello, che si riunivano al suono della campana grossa e prende­vano le decisioni più importanti e vitali per la Terra di Fratta. 
Non sfuggiranno nemmeno i controlli severi e ricorrenti cui ve­nivano sottoposte tutte le magistrature cittadine per garantire la tra­sparenza e infondere nei cittadini credibilità e fiducia nelle istitu­zioni e negli uomini che le reggevano. 
Questi valori sono arrivati fino a noi e la democrazia attuale nasce da quelle lontane premesse che il lettore troverà tra le pagine del libro. 
Al termine del mio lavoro sento il dovere di ringraziare chi ha creduto nel progetto della collana storica di Umbertide e mi ha in­coraggiato ad andare avanti. In primo luogo l’Amministrazione Co­munale, passata e presente, nelle persone dei suoi due massimi esponenti, i Sindaci Gianfranco Becchetti e Giampiero Giulietti, che con convinzione mi hanno sempre incoraggiato, mettendomi vici­no validi collaboratori quali Maria Grazia Moretti ed Amedeo Mas­setti, colonne essenziali di tutto il lavoro. A loro si è unita la gene­rosa disponibilità di Giuseppe Cecchetti che ha fissato molte imma­gini fotografiche inedite e di Adriano Bottaccioli che con efficace tratto grafico ha ricostruito scorci perduti dell’antica fortezza. 
L’Archivio della diocesi di Gubbio è stata una fonte a cui ho attinto molte informazioni che mi sono state sempre fornite su di un piatto d’argento da due incomparabili e solleciti personaggi quali monsignor Pietro Bottaccioli, vescovo emerito di quella città, e don Ubaldo Braccini, cancelliere vescovile. Senza il loro aiuto molte no­tizie contenute anche nel presente volume non sarei stato in grado di averle. 
Devo ringraziare i lettori, alcuni dei quali mi hanno scritto gradite lettere, invitandomi a finire l’opera iniziata. In mancanza di questo conforto non so se avrei avuto la voglia e l’entusiasmo di affrontare il disagio della ricerca e la fatica della stesura materiale dei testi. 
Adesso che sono giunto alla fine posso trarre un grosso respiro di sollievo e confessare che mi sento un po’ fortunato. Antonio Guer­rini e Umberto Pesci avevano iniziato a scrivere la storia di Umber­tide molto prima di me, ma non riuscirono a concluderla perché la morte interruppe anzitempo il loro programma.

Roberto Sciurpa