Posto al centro della province di Terni e di Perugia il comprensorio del Tuderte offre al visitatore un momento di relax e nello stesso tempo un sensazionale ritorno all’antico, all’epoca delle strade polverose, agli ormai noti tempi umbri che richiamano alla mente San Francesco d’Assisi. Di questo lembo di terra sembra che la civiltà moderna si sia dimenticata e tutto il comprensorio assume un aspetto più mistico e più accogliente.
Il comprensorio tuderte è tutto qui: un lembo di terra all’interno di una regione che è quella umbra e che ancora oggi conserva intatto il gusto delle cose belle, delle cose antiche che ci circondano e che sono parte integrante della nostra cultura. Narra la leggenda che fu un’aquila ad indicare il colle su cui sarebbe dovuta sorgere Todi, la stessa aquila che oggi compare nello stemma cittadino. Chiunque sia stato la scelta fu delle migliori visto che Todi, arroccata com’è sul suo colle, vanta una delle migliori posizioni geografiche.

DA VEDERE NEL CENTRO STORICO:

Il nucleo cittadino umbro-etrusco si ergeva originariamente tra i due picchi del colle, ora occupati rispettivamente dalla Cattedrale e dalla chiesa di S. Fortunato. In epoca romana, la profonda vallata che li divideva, fu chiusa da enormi muraglioni in travertino che fecero da sostruzione al foro artificialmente ricavato sopra a nove gigantesche cisterne intercomunicanti, l’area dell’attuale Piazza del Popolo (già Piazza Grande).
Arrivati sul colle di Todi, una circonvallazione appena fuori dalle mura medievali conduce alla Chiesa di S. Maria della Consolazione, iniziata nel 1503 e terminata un secolo dopo, sul luogo di un’edicola molto venerata. Di impianto rinascimentale a croce greca, presenta tre absidi poligonali ed una semicircolare. L’interno, molto luminoso grazie a 56 finestre, è dilatato in alto da una grande slanciata cupola. Sull’altare maggiore si conserva l’affresco miracoloso della “Maestà” (sec. XV) della preesistente edicola.
La Via della Consolazione porta al centro storico, dove scorgiamo sulla destra l’ampia scalinata e i giardini terrazzati che conducono alla Chiesa di S. Fortunato. La chiesa, costruita dai minori francescani, precedentemente dei monaci di Vallombrosa, fu iniziata nel 1292-1328 con la costruzione del coro e due delle quattro arcate, ripresa nel 1408, ma terminata solamente nel 1464.
Nella cripta sottostante è sepolto Jacopone da Todi (1230-1306), il fervido frate francescano, uno dei primi compagni di S. Francesco e appartenente all’Ordine dei Francescani Minori.
Girando intorno alla chiesa dal lato sinistro, sotto al convento retrostante, si notano le mura della prima cinta muraria romana lungo il vialetto che da Porta Libera conduce al giardino pubblico in Piazza IV Novembre con i resti della Rocca Albornoziana, fatta erigere nel 1373 distruggendo il rione occidentale della città e demolita a furor di popolo nel 1503, lasciando un vuoto edilizio.
Tornando verso Porta Libera, si raggiunge Porta Aurea, e il rione Camuccia, situato tra le due cerchie di mura romane, che distano tra loro poco più di ottanta metri. Sulla via principale si incontra la Chiesa di S. Maria in Camuccia, due chiese sovrapposte, la prima del VII-VIII sec., la seconda del XIII secolo. Le due colonne del portale sono di origini romane. All’interno, affreschi del ‘300 e ‘400, ma soprattutto una scultura lignea rarissima del XII secolo, “Madonna in trono col Bambino”, simile ad una del 1198 conservata nel Museo di Dahlem a Berlino. Le teste sono state restaurate nel XVI o XVII secolo. La chiesa possiede anche una raccolta archeologica e degli scavi romani. Proseguendo, si arriva a Via Roma e, svoltando a destra, passato Porta Catena, ci si inoltre nel Borgo Ulpiano, duecentesco, fino alla Porta Romana, dove sulla destra, incontriamo la Chiesa di S. Nicolò de Criptis, fu fondata dai benedettini nel XII sec. sulla cavea dell’Anfiteatro Romano ed ampliata nel XIV secolo.
Sulla sinistra della Porta Romana si erge invece la Chiesa di S. Filippo Benizi, il fondatore dell’Ordine dei Servi di Maria, morto nel 1285 nell’ex convento dei Serviti, ceduto nel 1595 alle Clarisse, il complesso monastico di S. Francesco nel Borgo Nuovo. Fuori Porta Romana si erge un’ulteriore chiesa a pianta centrale a croce greca, la Chiesa del Crocifisso, voluta dal Vescovo Angelo Cesi, eretta nel 1591-95 su progetto di Valentino Martelli e diretta da Ippolito Scalza nella parte terminale della costruzione. Risalendo da Porta Romana la Via Matteotti verso il centro, prima di Porta Marzia si volta a destra per la Piazza del Mercato Vecchio. Il suo lato sinistro coincide con i resti di una grandiosa costruzione romana, i Nicchioni (I sec. a. C.), la sistemazione scenografica delle sostruzioni per il foro e forse base per un tempio affacciato proprio su quest’ultimo, sulle quali sono state edificate delle abitazioni medievali e rinascimentali. Davanti alle nicchie, resti di un mosaico romano. Nel medioevo su questa piazza si tenne il mercato.
Subito dopo la piazza si trova la Chiesa di S. Carlo, originariamente dedicata a S. Ilario, nominata già nel 1118. Nel 1249 fu rinnovata e consacrata alla presenza di quattro vescovi. Presenta un alto campanile a vela con due ordini di trifore. Poco oltre si incontra la Fonte Scarnabecco, fontana lavatoio costruita dall’omonimo podestà bolognese nel 1241, nell’ambito di interventi di approvvigionamento idrico per la città.
Dopo la Chiesa di S.ta Prassede, ricostruita nel ‘300, e la Porta dello stesso nome, sulla seconda cerchia romana, si scende il ripido Borgo Nuovo, dove sulla destra si incontra il complesso monastico delle Clarisse, S. Francesco, dove nel 1975 nell’abside fu scoperto un interessante affresco dal punto di vista iconografico del 1346. Raffigura “Le anime del purgatorio che per intervento della Madonna e di S. Filippo Benizi giungono in paradiso, accolti da S. Pietro”. L’iconografia risale a una visione del vescovo irlandese Patrick.
Si risale ora verso Piazza del Popolo; poco prima, alla destra della fiancata del Duomo, si trova il Palazzo del Vignola, dove si tiene annualmente in aprile, la Rassegna Antiquaria d’Italia, rinomata manifestazione di lunga tradizione in una cornice particolarmente importante. Camminando lungo la fiancata della cattedrale, si giunge in Piazza del Popolo, detta anche Piazza Grande o Maggiore, il fulcro del centro storico e una delle più significative piazze medievali di tutta l’Italia, un rettangolo attorniato dai palazzi pubblici contrapposti alla Cattedrale.
La Cattedrale di S. Maria Assunta, preceduta da un’ampia scalinata del ‘700, è precedente ai palazzi pubblici della piazza; già sede del vescovado intorno al 1000, l’attuale costruzione risale dal XII al XIV secolo. La facciata, quasi quadrata, ripartita da lesene e da cornici, presenta tre portali sormontati da rosoni, di cui quello centrale è quello maggiore. L’interno, a croce latina a tre navate, più una quarta minore sul lato destro (XIV sec.), conserva numerose opere d’arte, fra cui un dipinto della “Madonna di Pian di Porto” del XIII sec., un Crocifisso su tavola di maestro umbro (fine XIII sec.), a destra del fonte battesimale, la “Trinità” dello Spagna (affresco del 1525) e dello stesso autore, delle tavole nell’abside, il coro ligneo intagliato e intarsiato di Sebastiano Bencivenga (1521-30), sulla controfacciata, il “Giudizio Universale” di Ferraù da Faenza (fine XVI sec.). Da segnalare anche i capitelli delle colonne, che dividono le navate e la cripta romanica del XII secolo.
La rampa a sinistra del Duomo conduce, attraverso un portale del Vignola, modificato nel 1762, al Palazzo Vescovile, fatto erigere dal vescovo Angelo Cesi nel 1593, con all’interno affreschi di Andrea Polinori e Ferraù Fenzoni (XVI-XVII sec.). Il palazzo di fronte, Palazzo Cesi, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane (inizio XVI sec.), fu la residenza privata dei vescovi Paolo Emilio, Federico e Angelo Cesi.
Accanto si erge il Palazzo Atti (poi Corsini), non terminato, appartenente all’altra famiglia patrizia eminente di Todi. Visto dalla Cattedrale, sulla sinistra della piazza si erge il Palazzo del Capitano del Popolo, costruito nel 1291, con un ampia loggia al piano terra, retta da un pilastro centrale, e delle bellissime trifore gotiche al piano superiore.
Un unico scalone, che taglia gli arconi della loggia, sale al primo piano sia di questo palazzo che di quello contiguo, il Palazzo del Podestà o del Popolo, precedente al primo, uno dei più antichi d’Italia (1214-28). Le merlature guelfe sono state aggiunte solamente nel ’900. Il pianterreno è composto da un ampia sala a due navate, originalmente aperta su tutti i lati, tradizionalmente adibita a mercato. Al primo piano, nella Sala delle Pietre (già del Consiglio Generale) è stato allestito il Museo Lapidario, con materiali romani provenienti dal territorio circostante, mentre al primo piano dell’altro palazzo si trova la Sala del Capitano del Popolo con dei resti di affreschi medievali, fra cui una bella “Crocefissione” del XIV secolo. Al terzo piano, aggiunto alla fine del XIII sec., invece ha sede la Pinacoteca Civica e il Museo Etrusco-Romano.
La Pinacoteca raccoglie affreschi staccati dei sec. XIV e XV, arredi sacri, maioliche dal XII al XVII sec., oggetti di ceramica e di oreficeria. Tra i dipinti, da segnalare “Incoronazione della Vergine”, tavola di Giovanni di Pietro (detto lo Spagna, 1507-11).
Nel Museo Etrusco-Romano sono conservati delle suppellettili, monete e oggetti vari provenienti dagli scavi archeologici effettuati in zona.
Chiude la piazza il Palazzo dei Priori (fine XIII sec., poi ampliato sul lato destro nel 1334-37) con ad angolo una torre inglobata, di pianta trapezoidale, risalente al 1369-85. Le finestre rinascimentali sono dovute a Papa Leone X (1513). Inizialmente il palazzo fu la sede dei podestà, poi dei priori, infine dei governatori papali.
Di fronte alla fiancata del Palazzo del Popolo, in Piazza Garibaldi, si erge un altro Palazzo Atti (ora Pensi), eretto nel 1552, sempre appartenente alla famiglia patrizia degli Atti.
A Todi tra la scalinata del Duomo, il Palazzo dei Priori e quello del Capitano del Popolo e del Podestà, si chiude una delle più belle piazze d’Italia. Chiunque arriva qui si arresta e si stupisce. c’è qualcosa qui che non s’immagina. Da una parete all’altra di Piazza del Popolo, gli archi, i rosoni, i capitelli, le scalinate, le torri accordano tra loro i tempi e gli stili. I secoli hanno lasciato i segni più nobili: dalle tracce Medievali a quelle Rinascimentali. Quadrata e perfetta; le pietre i piani, le luci, vi si accordano come fuori del tempo. Pare all’uomo, passeggiandovi, che anche i suoi pensieri gli si squadrino meglio in mente.

SI CONSIGLIA DI VEDERE NEI DINTORNI:
Massa Martana, Collazzone, Marsciano, Fratta Todina, Monte Castello di Vibio che sono i comuni facenti parte del comprensorio e ch,e fondendosi insieme come in un cerchio quasi regolare, sembrano voler proteggere la più maestosa, la più antica città di Todi.

MASSA MARTANA
Uscendo dalla E45 Terni-Perugia, all’uscita di Massa Martana, ci si trova subito alla Stazione di Massa Martana.
Dopo poco sulla sinistra vi è il bivio per Villa San Faustino, piccolissimo borgo fortificato, nei pressi del quale sorge la Chiesa di S. Faustino. La facciata è stata manomessa da un portico aggiunto in tempi recenti. L’attuale edificio del XII secolo, a navata unica, anche al suo interno è stata modificata massicciamente con la demolizione del presbiterio rialzato originario e della cripta sottostante per far risaltare le fondamenta romane su cui poggia la chiesa.
Lungo la statale in direzione di Massa Martana, dopo pochi chilometri, sulla destra, una torre medievale con una veletta fa da campanile alla antica Chiesa di S. Maria in Pantano, sorta su un edificio di epoca romana per mano di S. Severo. La facciata con portale gotico e rosone del XIV sec. ricorda quella della Cattedrale di Todi.
Il paese di Massa Martana, tuttora cinto da mura e torrioni del XIII secolo, conserva l’aspetto di borgo fortificato. Sulla piazza principale si affaccia la Parrocchiale di S. Felice. Mentre lungo il corso principale si trova la chiesa di San Sebastiano.
Fuori dalle mura, in direzione di Bastardo, sulla destra si erge la Chiesa di S. Maria della Pace, edificio rinascimentale a pianta ottagonale, con una alta cupola affrescata nel XVII secolo.
Per la visita della Chiesa di S.Illuminata, considerata una perla dell’architettura romanica, simile alla Chiesa di S. Eufemia a Spoleto, occorre rivolgersi agli uffici Comunali. Al suo interno si conservano affreschi del primo periodo romanico, parzialmente imbiancati e ancora da scoprire.
Lungo la strada per Torri-Bastardo, alternativa alla statale, a 5 km da Massa Martana, sulla destra si trova l’Abbazia dei Ss. Fidenzio e Terenziano. L’accesso dalla strada asfaltata non è possibile, precluso dagli ingressi ai terreni privati circostanti. Poco prima, una stradina bianca sulla destra che conduce ad alcuni casali retrostanti, offre la possibilità di accedere dalla parte dell’abside e del campanile quadrato, che poggia su una base dodecagonale. L’edificio risale al XI secolo, con largo riutilizzo di blocchi provenienti da edifici romani. La raffinata facciata di filari bianchi e rosa alternati ha un elegante portale ad arco sormontato da una bifora. Nell’interno ad aula dei grandi archi ogivali sorreggono il tetto ligneo. Nove scalini portano al presbiterio rialzato, sopra a una cripta insolita, con tre colonne che sostengono ciascuna quattro archi. Originariamente la chiesa aveva tre absidi. Sulla parete del coro e sul pulpito si vedono delle lastre a rilievo riutilizzate (è opportuno munirsi di torce, visto che la chiesa è priva di sufficiente illuminazione naturale).
Nei dintorni si consiglia una visita ai numerosi Castelli che si possono incontrare, quali:
Castello delle Rocchette, Castelvecchio, il Castello di Viepri, Castel Rinaldi, Castello di Gagliole del quale restano poche rovine soffocate dalla vegetazione, la Rocca di Bonaccorso, il Castello di Montignano, il Castello di Colpetrazzo e il Castello di Mezzanelli.

COLLAZZONE
Passando da Massa Martana, tramite la strada che costeggia l’Abbazia dei Ss. Fidenzio e Terenzio, attraverso le frazioni di Grutti e S.Terenziano, arriviamo a Collazzone, borgo che conserva ancora oggi le sue mura e le sue stretti vie medievali.
Le origini storiche risalgono ai tempi dei Romani, sebbene un primo vero sviluppo è fatto risalire intorno al 550 d.c., anno in cui il territorio entra a far parte del ducato di Roma ed in seguito, nel 760 viene posto sotto il controllo di Todi.
Informazioni sulle origini del castello di Collazzone sono piuttosto vaghe; secondo le fonti più accreditare risulterebbe che Attone (o Azzone), della famiglia degli Atti, intorno al VIII – IX secolo, abbia edificato il borgo su commissione dei duchi di Spoleto, anche al fine di sfruttare la posizione geografica strategica sulla vallata attraversata dal Fiume Tevere.Il borgo fu chiamato Colle di Attone, ed, in seguito, corretto in Collazzone.
Tra le opere che possiamo scoprire a Collazzone, e’ importante ricordare che nella Parrocchiale di S. Lorenzo si può ammirare una pregevole statua lignea del XIV sec., Madonna col Bambino, recentemente restaurata.
Nel Convento di S. Lorenzo, abbazia benedettina fino al 1230, poi donata al vescovo di Todi che vi volle trasferire le Clarisse, nella notte di Natale del 1306 si rifugiò e morì Jacopone da Todi, il sommo poeta francescano, scomunicato dal Papa.
Nei dintorni, affrontando escursioni nel verde più incontaminato, incontreremo le frazioni di Assignano, Piedicolle, Collepepe, Casalalta, Canalicchio e Gaglietole.

MARSCIANO
Nella storia, le prime notizie che si hanno di Marsciano, risalgono al 1004 d.c., quando la ebbe in feudo la famiglia Bulgarelli, i Conti di Marsciano, che la cedettero a Perugia nel 1281. Nel 1314 fu saccheggiata dall’imperatore Enrico VI; comunque, anche se per un certo periodo contesa fra Perugia e Todi, la sua storia fu legata alla prima finché non entrò a far parte dello Stato Pontificio nel 1534. Marsciano rimase sotto il dominio papale fino all’unità d’Italia proclamata nel 1860.
Arrivando da Perugia, numerosi sono i borghi fortificati e i castelli: a destra e a sinistra della Strada Marscianese, quella che percorre i Colli Perugini, vi sono S. Valentino, Castel delle Forme, S. Elena e Papiano; percorrendo la Via Settevalli, Spina e il Castello di S. Apollinare; da segnalare, a Mercatello, la Casa Comunale del ‘400 con il suo bel portico.
Poco prima di scendere dai Colli Perugini verso la Valle del Nestore, nella frazione di Cerqueto si trova la Parrocchiale di S. Sebastiano, con i resti del primo affresco del Perugino, raffigurante appunto il martirio di S. Sebastiano.
A Marsciano sono ancora visibili i resti del Castello dei Conti di Marsciano, con torri quadrati e circolari; sulle mura sono state costruite abitazioni, che lasciano solamente intuire la struttura originaria.
La Parrocchiale, ricostruita nel secolo scorso in forme neogotiche, conserva un affresco staccato della scuola del Perugino, Madonna col Bambino e, dietro l’altare, un crocifisso ligneo del XIII secolo.

FRATTA TODINA
Di origine medioevale, a riprova delle sue vicissitudini nella storia, cambiò nome diverse volte: Fratta del Vescovo di Todi, Fratta di Marsciano e infine Fratta Todina.
Contesa tra Todi e Perugia, venne da questa presa, anche se in seguito divenne libero comune. Nel 1416 Braccio Fortebraccio ingrandì il castello per utilizzarlo per le sue truppe. Dal 1452 fu sotto il dominio di Todi.
Fratta conserva ancora una parte delle sue mura castellane. Da segnalare il Palazzetto Vescovile del 1600, la Fontana Vescovile, restaurata dal Cardinale Ludovico Gualtiero e la Torre Civica.
La Casa Parrocchiale del 1700 è stata costruita sui resti di un’abside di una chiesa romanica. Da visitare il Convento Francescano della Spineta.

MONTE CASTELLO DI VIBIO
La Gens Vibia, della tribù Clustumina, i colonizzatori della “fida Tuder”, dettero il nome all’insediamento, Monte Castello di Vibio, che nel medioevo per la sua posizione strategica , fu controllata dalla vicina Todi.
Nel 1245, dopo un’ennesima ribellione, fu rasa al suolo da un podestà di Todi. Il castello fu in seguito ricostruito e il Papa assegnò nel 1392 il territorio in feudo a Catalano degli Atti, finché non tornò sotto lo Stato Pontificio.
Oltre alla sua posizione panoramica e al suo fascino di borgo medievale cinto dalle mura castellane del XII secolo, sono da segnalare l’Abbazia, un Palazzo prelatizio del 1586 e il Teatro della Concordia, una graziosa costruzione del 1807, voluta da sole nove famiglie del luogo, che rappresenta il più piccolo teatro del mondo. Vi si tiene in settembre il Festival del Monodramma.
Nel territorio è da segnalare il Castello di Doglio.

PARCO REGIONALE FLUVIALE DEL TEVERE
Il Parco comprende il fiume Tevere nel suo tratto medio-inferiore del suo corso in Umbria dal ponte di Montemolino, che congiunge i territori comunali di Montecastello Vibio e di Todi, sino al limite sud del bacino del Lago di Alviano, con in comuni di Baschi ed Alviano.
Il corso fluviale, lungo circa 50 km, è stato modificato dallo sfruttamento idroelettrico, che ha portato alla formazione del Lago di Corbara e del bacino di espansione di Alviano, ma il fascino dei luoghi si è modificato, non cancellato.
A Montemolino il Tevere scorre tanto rapido che il tratto viene chiamato “il Furioso”, aggira poi le colline a “Cul del Monte”, scende calmo verso Todi dove è battezzato “Tever morto”. Al ponte di Pontecuti riaccelera il suo corso, fiancheggiato da ontani, salici e pioppi e, dopo la confluenza con il Naia, si inoltra per quasi 8 km nella Gola del Forello. Le sue aspre pareti verticali sono coperte dal leccio e del carpino, dall’erica, dalla ginestra e, nel Vallone della Pasquarella, dal lauro e dal fico selvatico. È in questo tratto che vivono e nidificano la poiana, lo sparviero e il nibbio reale, mentre oltre, dove si allarga sempre di più lo specchio del lago di Corbara, si trovano il germano reale, la moretta, l’airone cinerino e il martin pescatore. Le acque del lago sono popolate dalla carpa, dall’anguilla e dal cavedano, meta importante per gli amanti della pesca.
Una volta superata la diga, il Tevere accoglie da nord il fiume Paglia e dopo qualche chilometro da vita all’ampia area palustre di Alviano, con la sua rigogliosa vegetazione idrofita, rifugio ottimale per gli uccelli acquatici, dove l’Oasi del WWF gestisce strutture di visita e di studio di un centro di formazione permanente sull’ambiente lacustre e sull’avifauna.
Data la sua importanza di via di trasporto fin dall’antichità, lungo le sponde del Tevere si stratificano le testimonianze archeologiche: preistoriche nel sistema delle caverne sotto la Rocca di Titignano, storiche nel sistema dei porti, delle ville rurali, delle manifatture ceramiche (Fornace romana di Scoppietto), delle necropoli (Necropoli umbra di Vallone di San Lorenzo/Montecchio) sino alla grande area portuale di Pagliano alla confluenza del Paglia, la cui scoperta sta per essere avviata.
A Montecastello Vibio ha sede un centro ippico che organizza percorsi verso i monti e lungo il fiume e a Montemolino un campo di gara permanente per la pesca sportiva; da Pontecuti, avamposto fortificato di Todi sul Tevere, parte un sentiero attrezzato ad anello per il trekking e il cicloturismo fino al ponte Baley di Pian San Martino, testimonianza della tecnica militare statunitense. Sempre a Pontecuti è stato aperto un centro canoistico, mentre a Baschi uno di canottaggio che si amplierà con servizi di navigazione elettrica sul Lago di Corbara.