La città, bella ed austera, conserva ancora oggi intatta la sua strutta medioevale il cui centro storico sorge proprio su quello che aveva già ospitato l’abitato preromano. Girando tra le sue caratteristiche ed antiche vie o lungo le antiche mura è facile scorgere questa sovrapposizione architettonica (romana-medioevale-quattrocentesca) che in un crescendo di palazzi, chiese, fortificazioni, teatri ed anfiteatri ci offre un patrimonio storico-artistico-culturale di enorme spessore e che fa di Spoleto, (oltre le importanti manifestazioni culturali che qui si svolgono) uno dei centri più interessanti e a più alto flusso turistico dell’Umbria. Il giro della città può iniziare entrando da Porta Garibaldi e posteggiando l’autovettura nell’omonima piazza dove si trova anche il capolinea degli autobus che portano al centro storico. Poco prima di Porta Garibaldi sulla destra, fuori le mura, si erge il Ponte Romano o Sanguinario, costruito nel I sec. a.C., con tre arcate (una delle quali interrata) che costituisce un valido esempio dell’ingegno costruttivo romano. Rientrando da Porta Garibaldi, svoltando a sinistra, scorgiamo i resti dell’Anfiteatro Romano, del I sec., della cui costruzione originale restano alcune arcate tra le quali si apre quella che doveva essere la porta d’accesso principale ed una delle porte della cavea (gradinate degradanti su prendeva posto il pubblico), attualmente inglobata nel cortile della Caserma Severio Minervio. L’edificio fu in parte smantellato nel XIV sec. per ordine del cardinale Albornoz per recuperare materiale per la costruzione della Rocca; inoltre sulla sua area furono costruiti la chiesa di San Gregorio Minore e due monasteri oggi adibiti a caserma. Ritornando in piazza Garibaldi, nelle immediate vicinanze, scorgiamo la chiesa di San Gregori Maggiore, del 1079, la cui costruzione fu terminata nel XII sec. Più volte rimaneggiata e restaurata verso la fine del 1970, ha la facciata romanica caratterizzata da un portico del XVI sec.; una pregevole bifora ed, ai lati, due nicchie con santi; a destra della facciata il campanile dell’ XI-XII sec., rialzato nel XV sec.. L’interno a tre navate, custodisce affreschi dal XII al XV sec.; un pregevole Tabernacolo attribuito a Benedetto da Rovezzano; una tela del Conca ed una vastissima cripta sotto il presbiterio. Proseguendo per Corso Garibaldi ed arrivando in via Cecilli possiamo ammirare un lungo tratto delle Mura Arcaiche, qui ancora ben conservate, il cui tracciato è quasi tutto riconoscibile intorno al vecchio centro medioevale. La tecnica muraria corrisponde alle diverse epoche di costruzione: le parti più antiche, vecchie quanto la città, risalgono al VI sec. a.C.; la parte a blocchi, squadrati, del III sec. a.C. ed infine, la parte a blocchi allungati, parallelepipedi, è del I sec. a.C.. Nei pressi di questa cinta muraria sorge la chiesa di San Nicolò con un bell’abside con alte bifore, distrutta da un incendio nel 1849 e restaurata nel 1974; attualmente viene utilizzata per manifestazioni culturali. La chiesa della Misericordia, con due portali del Trecento, è ubicata sotto la chiesa di S. Nicolò. Da via Cecili si arriva a piazza Torre dell’Olio dove sorge la Torre dell’Olio del XIII sec, una delle meglio conservate della città. Seguendo la via Pierleoni, giungiamo in piazza San Domenico dove sorge la chiesa di San Domenico, costruzione gotica della fine del XIII sec. che custodisce all’interno una Pala di Giovanni Lanfranco ed affreschi del XV sec. di scuola umbra.Proseguendo, in salita, troviamo piazza Collicola su cui si affaccia Palazzo Collicola, del XVIII sec., opera dell’architetto Sebastiano Cipriani; salendo la scalinata, che si trova di fronte il palazzo, si arriva alla ex chiesa di San Lorenzo, romanica, recentemente restaurata ed utilizzata per spettacoli culturali. Ritornando a piazza Collicola, proseguendo per via Vittori e svoltando per via Sant’Agata, giungiamo al Teatro Romano, del I sec. d.C.; il semicerchio della Cavea è ancora ben visibile, lo spazio scenico, non più esistente, è occupato dal medioevale complesso monastico di Sant’Agata, mentre la pavimentazione in marmo dell’orchestra è quasi interamente quella originale. Per acceder al teatro si passa da un passaggio curvilineo, a volta di botte, raggiungibile dalla via delle Terme, costeggiando il perimetro dell’Hotel dei Duchi. Una bella veduta d’insieme di questa costruzione si ha dalla sovrastante piazza della Libertà, in corrispondenza di un prospetto ad arcate, già facente parte delle scuderie del seicentesco Palazzo Ancaiani. Salendo i Piazza Mercato, si può ammirare una Fontana a muro del XVIII sec., progettata da Costantino Fiaschetti e costruita dove sorgeva la chiesa di San Donato; è arricchita da quattro stemmi seicenteschi, posti sulla parte alta, in onore di papa Urbano VIII, realizzati su disegno del Maderno. Da questa piazza ci spostiamo in via dell’Arco di Druso dove a metà è ubicato l’Arco di Druso Minore, del 23 d.C., intitolato anche a Germanico, figlio di Druso Maggiore, fratello di Augusto.Il manufatto,parzialmente interrato, consta di una grande arcata su piloni ornati di lesene decorate. Nelle adiacenze è stato riportato alla luce un Tempio Romano che faceva parte dell’antico Foro, e nel recinto del tempio, grande cella rettangolare nella quale è visibile una colonna) sorse una chiesa paleocristiana. Il dislivello tra il piano del Foro e la chiesa, consentì la realizzazione della Cripta di Sant’Isacco (che infatti poggia sul pavimento del Foro romano) eretta nel VII secolo e che custodisce affreschi del X e del XI sec..
Nelle immediate vicinanze c’è la chiesa di Sant’Ansano collegata con la cripta di Sant’Isacco, costruita nel Medioevo sui resti del tempio romano. Ritornando in piazza del Mercato, costruita sull’area dell’antico Foro romano, imbocchiamo una scalinata che conduce verso piazza del Comune, qui troviamo i resti di una Casa Romana del I sec. d.C. caratteristica, perché, a differenza delle costruzioni degli anni del Primo Impero, ha il peristilio aperto verso il lato sinistro; da vedere il triclinio rialzato ed i pavimenti a mosaico con disegni geometrici in bianco e nero. Risalendo la scalinata si giunge al Palazzo Comunale del XIII sec. Dell’edificio originale, rimaneggiato completamente nel XVIII sec., è rimasta la torre a base rettangolare. Il palazzo è sede della Pinacoteca Civica che contiene dipinti dal XII al XVII sec.. Raggiungendo via Saffi possiamo ammirare il Palazzo Vincenti Mareri, con un’elegante cinquecentesca loggia, e la chiesa di Santa Eufemia, edificio basilicale sorto nel X sec. nel recinto del vescovado. E’ annoverato tra le più importanti testimonianze di architettura romanica umbra; la facciata, priva di decorazioni, è caratterizzata dal portale, da una monofora e da una bifora. L’interno, con colonne e pilastri, che dividono le tre navate, custodisce affreschi di scuola umbra del XV sec. e un Paliotto del XII sec. sull’altare maggiore, ma quello che distingue la chiesa di Sant’Eufemia da tutte le altre chiese dell’Umbria, è la presenza dei matroni al suo interno (galleria posta a lato della navata e sopraelevata, dove prendevano posto le donne), esempio unico nella regione. Salendo ancora, giungiamo nella piazza dove sorge il Duomo, stupenda costruzione romanica del XII sec., sorto sul luogo dell’antica Cattedrale distrutta nel 1155 da Federico Barbarossa, e terminato alla fine del XIII sec.. Sulla facciata, un bellissimo portale preceduto da un portico a cinque arcate, opera di A. Barocci e Pippo di Antonio Fiorentino che vi lavorarono dal 1491 al 1504; sopra il portico, cinque rosoni e, nella zona a coronamento triangolare, al centro un mosaico eseguito da Solsterno, firmato e datato 1207. A sinistra della facciata, il grande campanile, costruito con materiali di recupero romani, paleocristiani e medioevali, è del XII sec. L’interno, rinnovato dall’Arrigucci in epoca barocca e completato nel ‘700 dal Valadier, a tre navate, con pianta a croce latina, conserva il pavimento della navata centrale fatto a mosaici geometrici originale del XII sec.) e custodisce numerose opere d’arte: sulla controfacciata, un busto di Urbano VIII opera del Bernini; nella cappella del Vescovo Costantino Eroli, il portale verso l’esterno del Valadier e gli affreschi del Pinturicchio raffiguranti la “Pietà” e la “Madonna col Bambino e Santi”. C’è inoltre “Monumento funebre” di Filippo Lippi, curato dal figlio Filippino, con epigrafe del Poliziano (nella porzione destra del transetto); un gigantesco affresco eseguito dal 1467 al 1469, posto sulla volta dell’abside, opera di Filippo Lippi, di suo figlio, di Fra’ Diamante e Pier Matteo d’Amelia; un dipinto di Annibale Carracci con la “Vergine con il bambino tra i SS. Francesco e Dorotea” sul transetto destro dell’altare; un Crocifisso su pergamena e su legno di Alberto Sozio del 1187 ed una Madonna lignea policroma del ‘300. Usciti dal Duomo, oltre la scalinata che scende verso piazza della Signoria, troviamo la chiesa della Manna d’Oro, edificio a pianta ottagonale eretto nel 127 per voto, dopo il “Sacco di Roma”; accanto, sorge il teatro Caio Melisso del XVIII sec., devastato da un incendio e ricostruito, nel 1880, da Giovanni Montiroli. Restaurato nel 1958 da Roberto De Luca, ospita i concerti di mezzogiorno ed i lavori del celebre “Festival dei Due Mondi”. Di fronte al teatro, l’antico Palazzo Arroni-Rancani (XVI sec.) con resti di graffiti sulla facciata e sede del Museo del Tessuto e del Costume.
Attiguo al teatro il trecentesco Palazzo della Signoria. Raggiunta Piazza Campello, ove sorge Palazzo Campello (XIII sec.) e l’ex chiesa dei SS. Simone e Giuda (ora sale per spettacoli del Festival), imboccando la prima via a sinistra si raggiunge, sul colle Sant’Elia, la poderosa fortezza della Rocca che domina Spoleto. Eretta a partire dal 1359 fino al 1370 per volere del papa Innocenzo VI e del suo legato Pontificio, il  cardinale Albornoz, fu progettata da Matteo Gattaponi da Gubbio e costruita con materiale di recupero in parte proveniente dall’Anfiteatro Romano. La costruzione è a pianta rettangolare con quattro torri angolari e altre due al centro dei lati lunghi. Internamente è divisa in due parti che hanno al centro, l’una il Cortile delle Armi (e nei cui edifici dimoravano gli armigeri) e l’altra la Corte d’Onore (dove dimoravano i governatori Pontifici) cinta da doppio loggiato, vero e proprio capolavoro del Gattaponi. Restaurata di recente viene utilizzata come spazio polivalente per manifestazioni culturali. Adiacente la Rocca, il Ponte delle Torri, del XIV sec., eretto (forse su un precedente manufatto di età romana) per portare le acque nella parte alta della città, è una superba opera architettonica attribuita al Gattaponi.
Consta di dieci arcate su piloni, due dei quali, quelli centrali, cavi all’interno e con delle porte di accesso, sembrano delle torri. Il ponte, che unisce la rocca con il Monte Luco ha, nella testa di ponte posta da quest’ultima parte, un piccolo forte chiamato Fortezza dei Mulini, perché per molto tempo venne utilizzato, appunto, come mulino. Tornando in città, a piazza Mentana, da veder la chiesa di S. Filippo del 1640, costruita su disegno di Lorenzo Scelli, spoletino; restaurata di recente, custodisce nel suo interno una “Sacra Famiglia” di Sebastiano Conca ed un “Busto di San Filippo”, opera dell’Algardi.
Mentre nei pressi di via Mazzini il Teatro Nuovo, costruito nel 1864 sul luogo dove sorgeva la chiesa di Sant’Andrea che a sua volta era stata edificata sui resti delle terme romane), in stile Neoclassico, opera di Ireneo Aleandri, ospita un museo di cimeli teatrali e le maggiori rappresentazioni del “Festival dei Due Mondi”. Sul piazzale della stazione una grande scultura moderna in ferro: il Teodelapio, realizzata dal grande scultore americano Alexander Calder e da questi donata, nel 1962, alla città di Spoleto in occasione del “Festival dei Due Mondi”.