NEL REGNO DI PORSENNA

Il confine tra la Toscana e l’Umbria si trova lungo il canale della Chiana, dove si fronteggiano dispettosamente le torri di Siena e di Perugia (chiamate, non a caso, Beccati questo e Beccati quest’altro). Ma Chiusi, il centro piu antico della Val di Chiana, e ancora in provincia di Siena. Una terra di passaggio, attraversata da corsi d’acqua e laghi che erano anche vie di comunicazione fondamentali tra Toscana, Umbria e Lazio.
La posizione strategica fece di Chiusi una potente citta etrusca che probabilmente ebbe origine nel secondo millennio a.C.. Lo storico Servio scrive che Chiusi fu fondata dall’eroe Cluso, figlio del principe Lidio Tirreno – il quale, secondo Erodoto, guidò la migrazione che forse fu all’origine della nazione etrusca – o da Telemaco, figlio di Ulisse. Si chiamava Camars ma il suo nome piu antico era Clevsin, latinizzato in Clusium. Di certo fu una città piu importanti dell’Etruria interna, se arrivò a estendere la sua influenza fino ad Arezzo (nata forse come avamposto chiusino) e parte del Lazio, come testimonia la leggendaria epopea di re Porsenna, che tra il 509 e il 504 a.C. sarebbe calato a Roma per imporre il ritorno sul trono del deposto Tarquinio il Superbo. Piu tardi la Chiusi etrusca divenne alleata dei Romani, e nell’89 a.C. municipio.
Per tutta l’epoca romana la citta continuò ancora a prosperare grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Cassia, come centro di trasformazione e produzione, in particolare del grano e dei cereali. Fu poi un importante centro di diffusione del Cristianesimo, quindi ducato longobardo e contea carolingia. In seguito, varie cause portarono all’abbandono della viabilità lungo la valle, ormai impaludata, e al progressivo declino della citta, poi rinata in secoli recenti dopo la completa bonifica della valle e la costruzione della ferrovia. Ma cosa rimane di questo glorioso passato? Oltre alle belle chiese e ai palazzi, vanno assolutamente visitati il museo etrusco, le tombe e i nuovissimi itinerari “underground”: Il sottosuolo del centro storico e attraversato da una fitta rete di cunicoli etruschi, collegati con antichi pozzi e cisterne e spesso riadattati, nel corso dei secoli, a magazzini e cantine dei palazzi sovrastanti. La funzione originaria di questo reticolo di gallerie, presenti anche in altre città di origine etrusca, era probabilmente quella di garantire il drenaggio e l’approvvigionamento idrico dell’abitato. A Chiusi la visita a questo complesso sistema sotterraneo offre anche le suggestioni legate alla leggenda di Porsenna, che la tradizione vuole seppellito in un labirinto “sub urbe Clusio”. È un labirinto che richiama il sogno di molti archeologi: il colossale tumulo di Porsenna, l’unica tomba etrusca descritta dagli storici Varrone e Plinio, contornata da un grandioso tesoro. Nell’Ottocento si volle identificarlo nel grande tumulo funerario di Poggio Gaiella, vicino al lago di Chiusi, ma il suo mistero è parte dei fascino di questa città, dove grandi personaggi e luoghi leggendari abbondano: non solo Porsenna e le tombe etrusche, ma anche Santa Mustiola e le catacombe, il giurista Graziano famoso per il suo “Decretum”.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO

ll Museo Archeologico Nazionale, che si trova nella sede attuale dal 1901, espone reperti in gran parte etruschi secondo un criterio di tipo cronologico e tematico cercando, dove possibile, di ricostruire gli antichi contesti. Tra i reperti si segnalano le produzioni locali (canopi, vasi in bucchero, sculture funerarie in pietra fetida, urne e sarcofagi in travertino o in terracotta) e ceramiche greche d’importazione accanto alle loro imitazioni etrusche. II museo ospita anche reperti di eta romana e longobarda. L’allestimento è recente e assai curato sotto il profilo della didattica, con pannelli e alcune vetrine “ad isola” che permettono una visione a tutto tondo dei materiali custoditi. Al Museo Archeologico Nazionale fanno capo le visite alle tombe etrusche. Accanto, sorge il palazzo nato come Casa Littoria è stato ristrutturato ed adibito a laboratorio di restauro e suggestiva sede di mostre temporanee.

IL MUSEO DELLA CITTÀ SOTTERRANEA

Sezione II Labirinto – Distribuita su due piani, nel Palazzo delle Logge, la sezione illustra attraverso didascalie, foto, disegni, supporti interattivi, ricostruzioni di ambienti e modelli tridimensionali – tra cui un grande plastico della città vecchia e dei suoi sotterranei – la leggenda del mausoleo di Porsenna, a confronto con gli aspetti storici, geologici e archeologici della rete di cunicoli, pozzi e cisterne del sottosuolo della città.
E un suggestivo percorso mentale, che dalle ricostruzioni iperboliche del mausoleo tentate nei secoli da generazioni di artisti, eruditi e persino disegnatori di fumetti, porta il visitatore a toccare con mano gli oggetti e i documenti del lungo lavoro di esplorazione, di scavo e di recupero degli ambienti sotterraneo portato avanti negli ultimi decenni dai volontari del gruppo archeologico locale.

Sezione Epigrafica – È la sezione museale interamente dedicata all’epigrafia etrusca, con cinquecento fra urne cinerarie e tegole tombali iscritte, esposte nei sotterranei che si snodano sotto il centro storico di Chiusi, lungo 140 metri di cunicoli etruschi riadattati a cantine. Qui, fra l’altro, si puo godere l’affaccio al monumentale pozzo Bonci Casuccini che s’innalza sopra un ampio invaso d’acqua sorgiva, noto come “laghetto di Fontebranda”, quasi 25 metri sotto il piano stradale. L’importanza della sezione sta nella sorta di “anagrafe etrusca” che contiene, e che rende il museo della Città Sotterranea una perla di livello internazionale. Tanto piú che è proprio Chiusi ad aver restituito, relativamente all’arco temporale in cui si collocano i reperti esposti (fine III, inizi I secolo a.C.) il campione più ampio di epigrafi funerarie, per una cifra record di tremila. Un patrimonio fondamentale per ricostruire genealogie e intrecci parentali, quindi la struttura della società locale e la storia delle sue famiglie.

Sezione della Attività Produttive
– Allestita nei magazzini e nelle cantine del Palazzo Bonci Casuccini, vera e propria fattoria urbana con tanto di cisterne in muratura per il vino, la sezione racconta il complesso rapporto uomo-ambiente nella valle dell’antico fiume Clanis, divenuta palude malarica e poi rifiorita dopo le bonifiche tardo settecentesche. La illustrano oggetti di vita quotidiana, attrezzature agricole, cartografie e antiche ricostruzioni di ambienti simbolo: da una riva nascosta del lago di Chiusi allo scrittoio del fattore, a testimonianza del connubio tutto locale fra agricoltura e archeologia. Fra le produzioni locali, oltre ai contenitori intrecciati con erbe palustri o vimini, compaiono anche ceramiche in bucchero e a vernice nera, etrusche, e maioliche rinascimentali, frutto di scavi recenti. I persorso si conclude gra anfore olearie e vinarie provenienti dalle raccolte del locale museo nazionale, a cui fa simbolicamente da sfondo la ricostruzione di un banchetto estrusco ispirato alle pitture della Tomba del Colle.

LA CATTEDRALE E S. FRANCESCO

La cattedrale di Chiusi fu edificata dal vescovo Fiorentino alla meta dei VI secolo con materiale di recupero. L’interno conserva sostanzialmente l’originaria architettura ad impianto basilicale paleocristiano mentre la facciata, in travertino, è stata realizzata dall’architetto senese Giuseppe Partini alla fine dell’Ottocento. Di particolare interesse il colonnato costituito da colonne romane di spoglio, con capitelli d’ordine ionico e corinzio. La navata centrale e l’abside presentano affreschi ottocenteschi ad imitazione del mosaico, realizzati dal pittore senese Arturo Viligiardi. Degni di nota sono il pavimento in mosaico del presbiterio, l’imponente fonte battesimale e la Nativita di Bernardino Fungai (1460-1515). La basilica ospita il corpo di Santa Mustiola Vergine e Martire, patrona di Chiusi e della Diocesi. Sempre nel centro storico, è da segnalare la Chiesa di San Francesco, costruita in stile gotico-francescano nel XIII secolo a navata unica, probabilmente inglobando una chiesa d’epoca longobarda dedicata all’Arcangelo Michele. Nell’architettura esterna, tra I mattoni rossi, risaltano I due portali realizzati con materiale di recupero. L’interno conserva un bel coro ligneo quattrocentesco, un crocifisso del XV secolo attribuito al Vecchietta ed alcuni affreschi di notevole interesse risalenti ai secoli XV e ZVI. Accanto alla chiesa sono collocati l’antico convento ed il chiostro, che ospita il lapidario romano.

IL LAGO

Fin dall’antichita il lago ha avuto una notevole importanza per Chiusi. Gli Etruschi lo chiamavano “Chiaro di luna” perché credevano che nelle sue limpide acque venisse a specchiarsi nelle notti serene la Dea del cielo, Tiu. Secondo la tradizione cristiana Santa Mustiola, fuggendo da Roma, attraversò sul suo mantello le acque del lago lasciando una scia di luce che da allora sembra riapparire ogni anno, all’alba del terzo giorno d’aprile. In alcune memorie del Quattrocento è ricordato lo Sposalizio delle Chiane, con il quale la citta rivendicava simbolicamente il possesso delle acque del lago – che segna il conteso confine con l’Umbria – gettandovi un anello d’argento. In realta il lago, a 5 chilometri dal centro storico, e una sorta di “reperto”: un piccolo specchio d’acqua sopravvissuto, insieme al Lago di Montepulciano, alla bonifica della Val di Chiana che trasformo in terreni fertili un’estesa palude malarica. Oggi il lago riveste una particolare importanza ambientale per le numerose specie di pesci che lo popolano, per le moltissime piante ed erbe palustri e per essere il rifugio, dall’autunno alla primavera, di numerosi uccelli migratori: vi nidificano molte specie di aironi che, tra I folti rami di salici e pioppi, hanno creato una delle più importanti colonie dell’Italia centro-meridionale. Insomma, un paradiso per gli amanti della natura, gli appassionati di bird-watching, ma anche delle escursioni a bordo lago a piedi o in bicicletta, oltre che per canoisti e pescatori.