In un’epoca storica come il Basso Medioevo in cui l’aspettativa di vita oscillava tra i 25 e i 40 anni, i rappresentanti dell’ordine dei cavalieri Templari raggiungevano di frequente il doppio dell’età e non di rado superavano i 70 anni. Ne è un esempio Jacques de Molay, l’ultimo Maestro dell’ordine, il quale spirò alla veneranda età di 71 anni condannato al rogo, quindi non per cause naturali.  cavaliere

È quanto emerge dai documenti storici relativi all’ epoca compresa tra l’XI e il XIV secolo, che portano a immaginare i Templari come agli ultracentenari di quel tempo. «È evidente che c’era una peculiarità nel loro stile di vita che li portava a vivere più a lungo degli altri, riconducibile in primo luogo alla loro alimentazione», sottolinea Francesco Franceschi, direttore del reparto di medicina d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma, che ha firmato una ricerca dal titolo «The diet of Templar Knights: Their secret to longevity?», da poco apparsa sulla rivista scientifica internazionale “Digestive and Liver Disease”.

PESCE E MOLTI LEGUMI

«I rappresentanti dell’ordine dei Templari – spiega Franceschi – seguivano uno stile di vita sancito dalla “regola templare latina”, che includeva capitoli riguardanti l’alimentazione e l’igiene a tavola. Riguardo all’ alimentazione – prosegue il professore – una regola vietava loro di mangiare carne per più di tre volte alla settimana. Questa era sostituita con pesce, verdure e soprattutto legumi, che rappresentano i più potenti prebiotici presenti in natura e ilnutrimento ottimale dei batteri buoni che compongono la flora intestinale», avverte il professore.  Rispetto all’ alimentazione classica del tempo, prevalentemente a base di carne (specialmente per le classi agiate), i Templari prediligevano quindi un modo di mangiare a ridotto contenuto di grassi, che allontanava il rischio di tumori del tratto digestivo e di sindrome metabolica, che da sempre costituisce un terreno fertile per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete e tumori.

IGIENE E QUALITÀ IN TAVOLA

Anche l’igiene in tavola aveva la sua importanza. I rappresentanti dell’Ordine dei Templari nutrivano infatti attenzioni particolari alla pulizia e alla qualità degli alimenti: mangiavano solo in refettori curati e su tovaglie pulite, avevano l’obbligo di lavarsi le mani prima di mangiare e vietavano a chi faceva lavori manuali – ad esempio ai maniscalchi o ai contadini – di servire il cibo in tavola, in modo da mantenere la giusta igiene durante i pasti. Il cibo consumato era inoltre sottoposto a stretti controlli che interessavano tutta la filiera, così che venivano portati in tavola alimenti di buona qualità e privi di potenziali rischi di trasmissione di malattie virali o parassitarie. Inoltre, sottolinea Franceschi: «I Templari furono i precursori della piscicoltura e quindi allevavano il pesce che mangiavano. In più era vietato loro il consumo di cacciagione, mentre la carne e altri prodotti che mangiavano provenivano esclusivamente dall’ Europa e quindi erano più sicuri e di qualità».

ALCOL «DILUITO»

Dai documenti storici traspare che anche il loro modo di bere era migliore. In sostituzione al vino classico, ad esempio, gli appartenenti all’ordine preferivano il vino di palma a cui veniva aggiunta polpa di canapa e aloe vera. «Questo tipo di vino, presente specialmente in Terra Santa, è caratterizzato da un basso grado alcolico e oggi sappiamo che il basso contenuto di alcol ha una proprietà antiaggregante piastrinica del tutto simile a quella della cardioaspirina. Lo stesso vino di palma serviva poi a liberare l’acqua da parassiti e agenti patogeni» spiega Franceschi.

L’acqua inoltre era spesso insaporita con agrumi, che oltre a disinfettarla fornivano vitamina C e licopene, elementi utili sul piano metabolico e nella prevenzione di numerose patologie. «In conclusione – afferma Franceschi – la dieta e le abitudini di vita potrebbero essere la spiegazione per la straordinaria longevità dei Templari: se questo è il caso, il motto “imparare dal passato” non è mai stato così appropriato».

 

da “La Stampa” del 30 marzo 2016