IL RONCONE
“LA PIU’ PERFETTA DELLE ARMI IN ASTA”

Introduzione
La denominazione delle armi in asta ha sempre sollevato problemi fra gli studiosi perché non tutte queste armi, fin dalla loro origine, hanno avuto un nome ben definito. Considerato un mondo particolare, solitamente posto in secondo piano nella moltitudine delle armi bianche, sconosciuto alle masse (per il grande pubblico tutte le armi in asta sono lance o alabarde),  impreciso nelle definizioni e materia di pochi intenditori.
La loro lunghezza, pur permettendone l’uso soltanto con entrambe le mani, conferiva numerosi vantaggi e ve ne furono svariati tipi, di forma e misura diversa.
Erano le armi dei contadini (potevano facilmente fabbricarle) e dei soldati che, non possedendo armatura né cavallo, dovevano riuscire a tenere a bada i cavalieri nemici come potevano.
Principalmente erano usate in formazioni a ranghi serrati, in modo da creare una vera e propria foresta, irta di spuntoni e lame, pronta ad accogliere il cavaliere che fosse tanto pazzo da caricarla.

Caratteristiche principali e maneggio delle armi in asta
Per quanto riguarda la struttura, in un’arma in asta possiamo elencare le seguenti parti:
ferro o testa che costituiva la struttura offensiva, la gorbia, parte inferiore della testa ove veniva infilata l’asta; le bandelle, liste metalliche unite con saldatura a fuoco senza apporto di leganti e formanti un tutt’uno con la testa; l’asta, a sezione rettangolare per le armi asimmetriche (rispetto all’asse dell’asta), poligonale o circolare per le armi simmetriche; il calzo o calzuolo, generalmente in ferro,  a protezione della parte terminale dell’asta, utilizzato per colpire durante il 


    Il roncone
combattimento; il dorso, parte non affilata di una lama opposta in genere al tagliente principale; il dente, punta di modeste dimensioni, sporgente dal dorso o dalla base di una lama, denominata brocco se era a sezione quadrata; la costola o nervatura, sagomatura che rinforzava una lama o un’ala, quest’ultima una sporgenza più o meno sviluppata, uscente dalla base di una lama o dai lati di una gorbia; l’uncino o crocco, ferro non tagliente ripiegato in modo da formare un becco con punta rivolta, in genere, in direzione opposta a quella della testa dell’arma, che consentiva di strappare; il raffio, ferro tagliente su uno o su due profili, ripiegato in direzione opposta a quella della testa dell’arma. Poteva assumere, come nell’uncino, varie curvature da risultare così molto aperto o molto chiuso, consentendo di tagliare o strappare.; il gancio, ferro non tagliente ripiegato verso l’alto, in direzione della testa dell’arma, che consentiva di agganciare; il becco di falco, uncino di forma particolare, collocato soprattutto nell’alabarda e nel martello da fante, in posizione opposta al tagliente o al martello, permetteva di strappare e fratturare; i rebbi, bracci appuntiti di una forca o di un tridente.
A seconda dell’utilizzo che se ne faceva,vi era un’azione di stocco, muovendo in avanti l’arma secondo l’asse dell’asta oppure un’azione fendente, muovendo l’arma lateralmente o dall’alto verso il basso e viceversa, o tirandola all’indietro.
Sia l’azione di stocco che quella fendente potevano produrre effetti diversi ed esclusivi per ciascun tipo di arma. L’effetto di un’azione di stocco poteva essere: perforante, agganciante, tagliente. L’azione fendente poteva essere: fratturante, tagliente, strappante.

Forma
La struttura principale del roncone è data da un ferro asimmetrico costituito da una lama il cui tagliente principale, più o meno convesso, si prolunga in un raffio, tagliente lungo il profilo superiore. In continuazione del dorso può esserci un tagliente secondario; in alto, sporgente oltre il raffio, vi è una punta di stocco a sezione quadrata o lenticolare. Tra tagliente secondario e dorso, o in altra posizione se il dorso è completo, sporge lateralmente un dente piatto o a brocco. Tra la base della lama e la gorbia può o meno sporgere uno o due picco li denti d’arresto.

Tipi
Tra i vari tipi vi è la roncola, avente la forma dell’attrezzo contadino; la ronca che, sul dorso,  ha un dente che la rende atta a fratturare, infine il roncone vero e proprio con la punta in alto, adatto a perforare e con il raffio che, a differenza di quello della roncola e della ronca,  è tagliente anche lungo il profilo superiore. Il roncone, quindi, date le sue caratteristiche, può essere la sola arma in asta con quattro effetti offensivi: perforante, tagliente, strappante e fratturante e fregiarsi, a detta di un documento del  1570 di Giacomo Di Grassi, di “più perfetta delle armi in asta.”

Nascita ed evoluzione
Nei vari documenti analizzati dagli storici il termine roncone compare per la prima volta nel 1252, anche se il termine roncola era già presene nel 1210.
Bisogna considerare che i vari tipi di ronconi coprirono un periodo storico di ben sei secoli dall’XI al XVI, anche se il loro maggior utilizzo e splendore si ebbe nel XV secolo.
All’origine risulta utilizzata la vera e propria roncola contadina che successivamente e/o contemporaneamente diviene ronca con l’aggiunta del brocco sul dorso e roncone aggiunta sulla punta di stocco.
Da notare poi che mentre un alabarda può non richiamare a prima vista l’attrezzo di origine, il roncone lo richiama sempre e se l’iconografia non sempre ci consente datazioni sicure, può fornirci termini di riferimento: la roncola da guerra è presente dalla fine del X secolo; la ronca è presente dal 1337, il doppio  roncone è presente dal XV secolo;
il roncone completo è presente dal 1430.

Utilizzo
È indubbio che la roncola da guerra era arma di grande potenza che univa al colpo di taglio un effetto strappante-tagliente (esclusivo di quest’arma) molto utile per danneggiare sia il fante sia il cavallo e il cavaliere con la sua armatura difensiva. Briglie, sostegni per la sella e staffe, giunzione fra piastre dell’armatura venivano tagliate e disgiunti; i garretti dei cavalli venivano tagliati. Le successive aggiunte consentivano all’arma anche fendenti che fratturavano (brocco sulla costola) e colpi di stocco molto efficaci con la punta in alto sull’asse dell’asta.. In realtà il roncone compatto del Quattrocento era arma molto maneggevole che poteva provocare danni con ogni movimento e dava risultati sia contro la cavalleria, dopo che ne era stata fermata con le picche la carica, sia nelle mischie della fanteria. Al riguardo è senz’altro arma che assolveva con l’alabarda il compito indicato dal Machiavelli: interviene nel corpo a corpo quando le picche lunghe erano immobilizzate. Ma al successo pratico dovuto alla sua struttura, si affianca anche il successo dovuto a motivi formali. Possedeva infatti una forma che gli artisti disegnavano volentieri e sulla quale si sono a quanto sembra sbizzarriti.

Il roncone era arma molto versatile e veniva utilizzata per gli usi più vari: militari, ma anche civili.

Usi militari
Lo usava la fanteria leggera per tutte le specifiche operazioni che vedevano coinvolto questo tipo di fanteria: scorta bagagli, rastrellamenti, brecce, guasti, imboscate, inseguimenti, assedi, guarnigioni; in battaglia la fanteria leggera lo usava in combinazione con i picchieri e per sfruttare la svolta positiva di un combattimento.
Risulta utilizzato a bordo delle navi da guerra dei secoli XIV, XV, XVI sia per abbordaggio sia per taglio di vele e manovre.

Usi civili
Gli usi civili vedono il roncone in dotazione a palazzi pubblici e a case private per guardie del corpo e difesa personale rispettivamente. Per i non professionisti l’arma in asta pare fosse considerata come difesa personale, più efficace della spada poiché la sua struttura consentiva di tenere a distanza e l’utilizzo non era condizionato da una seria preparazione schermistica; per i professionisti delle armi in asta che dovevano scontrarsi in battaglia era prevista invece una vera e propria tecnica schermistica come attestano i trattati del Marozzo e del Di Grassi.
I ronconi del Cinquecento hanno avuto un forte sviluppo della punta di stocco unito spesso anche a quello del tagliente. In complesso ne è nata un’arma sempre più adatta al colpo di stocco e meno al fendente di taglio anche se l’allungamento del tagliente cercava di conservargli questo effetto.
Anche per ciò che concerne l’altezza essa, nel corso dello sviluppo dell’arma, passerà da 47 a 97 centimetri. Infine, circa l’uso contemporaneo di più tipi della stessa famiglia, dobbiamo constatare che nel caso di ronconi il fenomeno è stato forse il più imponente rispetto ad altre armi in asta.

                                                                                                                                                        Stefano Calzola