a cura di Fabio Bisogni, Enrico Menestò
 

La mostra “Iacopone da Todi e l’arte in Umbria nel Duecento” e questo volume che ne costituisce il catalogo intendono presentare la figura di lacopone da Todi da diversi punti di vista.
Innanzitutto si è voluto ripercorrere l’esperienza umana e spirituale del frate poeta sulla base delle fonti storico-documentarie, agiografiche, letterarie e iconografiche esistenti; poi si è voluto approfondire il suggestivo dialogo tra la sua produzione poetica e l’arte figurativa umbra del Duecento.
Per questo mostra e catalogo sono divisi in due sezioni.
Iacopo Benedetti da Todi, detto lacopone (1230-1306), è una delle figure più affascinanti del francescanesimo delle origini e certo uno dei più grandi poeti della letteratura italiana di sempre. La notorietà storica del personaggio è legata agli ultimi anni della sua vita: il suo nome appare nel cosiddetto Manifesto di Lunghezza (10 maggio 1297), col quale i cardinali Colonna, appoggiando le rivendicazioni degli Spirituali, denunciano l’illegittimità del papato di Bonifacio VIII; Iacopone è fra i testimoni ufficiali e subirà la reazione papale: scomunica, assedio di Palestrina, carcere perpetuo (1298), da cui uscì solo alla morte di Bonifacio (1303). Questi ultimi anni della vita di Iacopone sono i più noti, documentati anche da alcune sue laude, tra le più celebri, indirizzate a Celestino e a Bonifacio. Per il resto, nulla si sa di storicamente attendibile. La maggior parte delle notizie sulla sua vita (come la sua attività giovanile di procuratore legale, il matrimonio con Vanna dei conti di Coldimezzo, la conversione avvenuta in seguito all’improvvisa morte di lei, il prodigioso arrivo a Collazzone di fra Giovanni della Verna al capezzale
di Iacopone morente per somministrare gli ultimi sacramenti) deriva da una biografia leggendaria composta oltre centocinquanta anni dopo la morte del Francescano.
Quella delle leggende agiografiche è una storia molto importante; nel caso di Iacopone, poi, dal momento che la ricostruzione agiografica tende a sostituirsi a quella della sua reale biografia, diventa fondamentale cogliere e mostrare le principali dinamiche di quella storia.
Ma la vera importanza di lacopone consiste nella sua opera, in primo luogo poetica, in quella raccolta di un centinaio di laude che hanno avuto una grandissima e lunga fortuna, colpendo nel profondo la sensibilità popolare – a lacopone si ascrivono anche la notissima sequenza Stabat mater dolorosa e due brevi prose latine, i Dicta e il Tractatus utilissimus sull’unione mistica. Tenuto ai margini della religiosità “ufficiale” e mai assurto agli onori degli altari, per la sua vicinanza al movimento radicale del francescanesimo tardoduecentesco, Iacopone è penetrato con la forza della sua poesia fino a costituire per secoli un punto di riferimento della religiosità italiana.
Non moltissime sono invece le immagini che testimoniano la fortuna iconografica di lacopone. La storia della rappresentazione figurativa del poeta è costellata di ombre (proiettate dalla scomunica subita) e di luci (legate al recupero della sua santità operato dall’Osservanza francescana).
L’altra linea di ricerca, sviluppata nella seconda sezione, cerca di individuare possibili citazioni di opere di arte nella poesia di Iacopone e il grado di figuratività del suo immaginario poetico. È stata anche indagata l’influenza che Iacopone ha esercitato sull’arte del suo tempo; ricerca sottile e difficile perché le tematiche più care al poeta, come quella della Passione di Cristo, tipicamente francescana, sono diffusissime nell’arte europea del XIII e XIV secolo.
lacopone si trova, insomma, in compagnia di una schiera di personaggi e movimenti che fanno della Passione di Cristo l’oggetto dominante della loro meditazione divulgata attraverso le sacre rappresentazioni e l’arte.
Queste osservazioni ci hanno portato a considerare l’iconografia, ossia i temi figurativi che nell’ambito della pittura umbra del Duecento più rispondono al mondo ideale e devozionale di lacopone, a prescindere dal fatto che egli abbia potuto vedere le opere ed esserne quindi stato ispirato, o che la sua poesia possa aver influenzato la produzione figurativa.
La vitalità del secolo di lacopone in Umbria è poi indagata in questo catalogo attraverso la fitta trama di linguaggi e influenze che hanno plasmato la cultura artistica del Duecento nella regione. Sarà facile osservare nelle opere d’arte umbre del XIII secolo quei valori formali che le rendono così coincidenti con la violenza e a volte il grottesco del linguaggio di lacopone. Coerenza di atteggiamenti e di linguaggio che formano l’identità specifica all’interno delle altre scuole italiane di quella umbra.
lacopone, sia pure ostile alla società del suo tempo, di questa fu cantore e interprete, esasperandone la riflessione sul tema della morte e della vanità umana. Un tempo, quello di lacopone, che avvertiva anche l’angoscia di perdere con la morte non solo la propria anima ma anche quella vita che nel Duecento si esprimeva, specie nell’Italia centrale, con una forza che somigliava a una rinascita.

2006 Skira editore, Milano
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