a) Secondo Lei cosa cerca, e cosa trova, l’uomo di oggi nella musicalità espressa dal Medioevo?

A mio parere, c’è oggi una forte esigenza di semplicità e purezza a fronte di una complessità artistica che è alla ricerca continua dell’originalità. Ciò comporta un allontanamento dal concetto filosofico che dà origine al messaggio musicale che ha nella sua essenza, la comunicazione di emozioni, lo sviluppo della percezione affettiva e l’equilibrio dei sensi. Nella musica antica troviamo un forte connubio tra esperienza umana e comunicazione musicale che viene sintetizzato nella semplicità della pratica artistica basata spesso su formule interpretative improvvisate, ma ligie alle consuetudini. Ecco dunque l’avvicinamento sempre più evidente al repertorio medioevale, per essere sempre in contatto con la musicalità del proprio essere, per avere un rapporto con il suono, chiaro e comprensibile. Non a caso, la continua sperimentazione delle forme musicali, ha creato una forbice sempre più aperta tra la musica eseguita e quella composta oggi inserita in una percentuale esigua nei programmi concertistici.

b) A Lei, personalmente, cosa l’affascina della musica medievale?

Sono molto legato alla musica medioevale soprattutto per la spiritualità che esprime nel rapporto tra parola e suono. Sono affascinato da come i testi generano il fluire melodico sia nel genere sacro che in quello profano, si può rimarcare come non esista una linea di demarcazione tra i due generi in quanto l’uno influenza l’altro. Nel mio rapporto con la musica medioevale è molto più forte la componente emozionale che quella razionale dello studioso, di solito mi avvicino di più con il cuore e con lo spirito che con la scientificità rischiando anche di andare in controtendenza con le linee interpretative accademiche comuni.

c) Può parlarci della Sua esperienza di Maestro e Direttore di Cori nel proporre il repertorio medioevale?

Il mio lavoro con i gruppi corali segue sempre la stessa metodologia: per ogni genere musicale che propongo, cerco sempre di entrare nel messaggio interiore insito nel brano e provo a coinvolgere i miei collaboratori cercando di farli partecipi delle mie emozioni più nascoste suscitate dalle musica. Nella proposta del repertorio del Medioevo parto sempre dall’esegesi testuale da dove si possono intuire le proposte interpretative; la buona comprensione della parola e una sua precisa scansione risolve la maggior parte dei problemi esecutivi. Di solito ho notato una certa attenzione alle musiche medioevali che risultano essere coinvolgenti e di facile impostazione anche se poi, ad uno studio più approfondito, mostrano le loro difficoltà. La musica antica riesce anche a stimolare i giovani ragazzi della scuola che trovano divertente cantare laudi e canti di pellegrinaggio, infatti, partecipando ad un concorso nazionale di voci bianche, ho impostato il mio programma sulla musica sacra del sec. XIII.

d) In specifico, qual’è la proposta musicale che Lei predilige all’interno della musicalità medievale?

Diciamo che nell’ambito di questo genere musicale, le mie competenze più ferrate sono legate la Canto Gregoriano e alla musica sacra in genere. Da anni ho studiato la semiologia e la paleografia musicale frequentando seminari, corsi universitari, giornate di studio ascoltando i più accreditati studiosi. Ciò mi ha permesso una maggiore consapevolezza nell’attuazione pratica dei miei interessi e delle mie attitudini. Trovo che il linguaggio del Canto Gregoriano sia straordinario nella sua profondità espressiva, nella sua capacità comunicativa dell’esegesi testuale dei libri sacri e nel suo preciso rapporto tra suono e parola. Infatti uno dei miei slogan (se così si può dire) che caratterizza i miei programmi musicali è: “il suono della parola”.