Castelrigone è una frazione del comune di Passignano sul Trasimeno (PG). Il paese si trova dislocato sulle colline orientali che delimitano il territorio del Lago Trasimeno, ad un’altezza di 653 m, ed è popolato da circa 400 abitanti. Lo si raggiunge percorrendo la strada provinciale 142, in direzione est, salendo per le colline. Secondo la tradizione, nel 543 d.C., l’ostrogoto Arrigo (o Rigone), luogotenente di Totila, usò il luogo per stabilire la base operativa che doveva mantenere l’assedio alla città di Perugia. Verso la fine del XIII secolo venne costruito il castello a difesa dell’abitato, di cui ancora oggi rimangono le mura, il mastio, tre torrioni e le due porte d’accesso, Porta Ponente e Porta Monterone.

Il castello a difesa dell’abitato venne eretto verso la fine del 1200, e tutt’ora sono in piedi lunghi tratti di mura, il Mastio, tre torrioni e due delle porte di accesso, Porta Monterone e quella di Ponente. La tradizione vuole che il nome derivi da Rigo, o Rigone, un luogotenente di Totila, re degli Ostrogoti, che nel 543 d.C. usò il piccolo paese come base operativa per mantenere l’assedio a Perugia, circostanza che viene ogni anno festeggiata con il Corteo Storico in costume gotico (Festa dei Barbari) e la “Giostra di Arrigo”. Per l’ottima posizione sulle alte colline del Trasimeno, il paese è meta di turismo e presenta un forte sviluppo l’agriturismo. La vicinanza di vaste zone boschive lo rende ideale anche per gli appassionati di trekking, escursioni a cavallo ed ogni tipo di escursione naturalistica. È presente un famoso parco divertimenti, “La Rigonella”. Ogni anno si celebra la “Festa dei Barbari” e la “Giostra di Arrigo” (dal 1984), per ricordare l’epoca della fondazione ostrogota. I cortei storici in costume si svolgono nella prima settimana di Agosto. Il monumento principale è la “Chiesa della Madonna dei Miracoli” (fine XV secolo), considerato uno dei migliori esempi dell’architettura rinascimentale umbra (costruita da un allievo del Bramante), contiene un pregevole affresco del pittore umbro Giovan Battista Caporali.

SANTUARIO MARIA SS.MA DEI MIRACOLI
Il Santuario di Castelrigone sorse a partire dalla fine del xv secolo poco fuori le mura del vecchio paese-castello, presso il preesistente pozzo pubblico. La tradizione, convalidata da antiche cronache scritte, dice che, nel 1490, una giovanetta, mentre come di consueto riempiva la brocca, vide uscire da una spinaia poco distante una bella signora che, avvicinatasi, le chiese di riferire in paese il suo desiderio di vedere innalzata in quel punto una cappellina. L’apparizione si ripetè più volte finché la “Signora” manifestò agli increduli abitanti del castello la sua vera natura rimandando a casa la giovane con la brocca piena d’acqua rovesciata sulla testa. Allora il popolo gridò al miracolo e corse a tagliare la folta spinaia che nascondeva una edicola con l’immagine della Vergine che allatta il Divino Figlio, per intercessione della quale avvennero subito altri fatti prodigiosi. La notizia di ciò che accadeva a Castel Rigone giunse a Perugia e a Roma; i magistrati della città decisero di contribuire alla costruzione della cappellina, senonché Alessandro VI, con bolla del 1494, ordinava la erezione di un più degno tempio per il cui scopo si dovevano utilizzare le offerte che, copiose, i fedeli elargivano in onore della Madre celeste.

Parte del racconto che precede ha il sapore di leggenda, ma non si può negare che qualcosa dovesse pur accadere di eccezionale da suscitare tanto fervore di popolo, da richiamare l’attenzione della città, da produrre l’interessamento del Pontefice. Si dette immediatamente inizio alla meravigliosa costruzione che rappresenta il miglior edificio rinascimentale dell’Umbria settentrionale. Non si conosce il nome del progettista che fu certamente influenzato dal senese Francesco di Giorgio Martini il quale, in quel periodo, stava portando a termine il bel tempio di S. Maria delle Grazie al Calcinaio, presso Cortona. Il campanile fu aggiunto allorchè un altro papa, Clemente VII, nel 1531 ne autorizzò la costruzione. Quel manufatto crollò il 19 novembre 1810, ad un’ora di notte, per fortuna senza causare vittime. Dalla sommità del nuovo castello campanario si espande il dolce suono di un bel rinterzo di campane ciascuna delle quali ha una sua storia da raccontare.

Gli agenti atmosferici hanno agito negativamente, nel corso dei secoli, sulla pietra locale, arenaria, usata per la costruzione del Santuario, distruggendo la bella decorazione con cui maestri scalpellini lombardi arricchirono le pareti alleggerite da paraste con capitelli compositi, un basamento ed un cornicione. Pregevoli opere, ormai purtroppo anch’esse molto deteriorate, sono il portale principale, scolpito da Domenico Bertini da Settignano, formatosi alla scuola di Michelangelo, e il soprastante occhialone con la ruota della fortuna racchiusa in un logoro festone di frutta e fiori; sulla strombatura sono gli angeli tutti volti in alto verso Dio Padre. Interessanti anche la porta secondaria e le eleganti bifore con elementi architettonici diversi l’una dall’altra.

La serena armonia dell’esterno si ritrova all’interno del tempio a croce latina ad una navata divisa in due campate da paraste che corrispondono con quelle di fuori dando slancio all’insieme coperto da volte a vela. Per la conoscenza delle varie opere si segua il seguente schema:
1 – La bella cancellata del XVI secolo è posta quasi a protezione della nicchia con l’affresco originale, di ignoto, forse di scuola senese, della Madonna miracolosa il cui muro di sostegno fu inserito in quello del transetto sinistro (per chi guarda l’altare maggiore) del tempio costruito proprio per contenerlo con la sua preziosa immagine. Ogni commento è inutile: la visione è così soave da produrre serenità qualunche sia lo stato d’animo di chi vi si avvicina… e ciascuno si rivolge fiducioso alla vergine… Così è avvenuto da cinque secoli.

2 – In linea di massima simile al precedente, anche se meno ricco di ornamentazioni. Vi è esposto alla venerazione dei fedeli un Crocifisso il cui volto sofferente esprime l’attimo del trapasso. Nell’affresco retrostante, della metà del XVI secolo, è il bel gruppo delle Pie Donne, S. Giovanni, il Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea; è attribuito al cortonese Tommaso Bernabei, detto il Papacello, allievo di Luca Signorelli. Di ignoto del XVIII secolo è la tela con la Deposizione che si trova nella stessa cappellina.

3 – Sull’altare maggiore di linee barocche, in legno marmorizzato, si ammira la perfetta copia della pala dell’Epifania dipinta dal perugino Domenico Alfani nel 1527, omaggio del granduca Ferdinando Il dei Medici che nel 1643 aveva fatto asportare l’originale per la sua galleria di Firenze.


4 – Affresco di scuola umbra (G. B. Caporali ed allievi) raffigurante l’incoronazione di Maria con gli Apostoli che assisto¬no commossi all’evento su un panorama ampio e sereno che contribuisce a rendere più mistica la scena. Ai lati di questo altare sono stati recentemente scoperti e restaurati due affreschi (ex voto) con il nome del Committente; quello di sinistra è datato 1519.

5 – Altare dedicato alla Madonna del Rosario che il fiorentino Bernardo di Girolamo Rosselli dipinse nel 1558. Nel pannello centrale è la Madonna che con Gesù Bambino benedice il popolo di Castel Rigone ed alcuni santi; su tutti gli angioletti fanno cadere una pioggia di roselline. L’insieme è racchiuso nella cornice dei quindici misteri con alcuni episodi evangelici descritti sapientemente.

6 – Tempera firmata e datata Carlo Lamparelli, 1591.

7 – Pregevole statua in pietra locale, di ignoto del XVI secolo, di S. Antonio Abate. Sullo sfondo del nicchione, in alto, sono tre scene della vita del santo.

8 – Nell’avancorpo innalzato nel 1768, addossato alla controfacciata d’ingresso, è un prezioso organo della famosa casa Morettini qui posto nel 1878.