(…) Chi si avvicina alla figura di questo santo, a cui fu dedicata la grande chiesa fuori di Porta Sole, non può non rimanere sconcertato dalla oscurità totale che avvolge la sua vicenda. L’ultimo, che in una grande opera si sia interessato anche di lui, il Vauchez, lo ricorda sempre con l’espressione: “il santo misterioso di Perugia”. A nessuno dei santi locali di Perugia è mancata una leggenda di epoca medievale, che risalga almeno al Quattrocento, come dobbiamo invece lamentare per san Bevignate. La tradizione manoscritta è inesistente o meglio, sarebbe, se non avessimo le dichiarazione del consiglio del 22 aprile del 1453 manoscritte, forse di mano di Girolamo Ronchi da Faenza, successore di Tommaso Pontano nella cancelleria perugina fin dal 1451.
(…) il quale, come si vede dalla sua leggenda (“qui ut ex legenda eius prospicitur”) nacque e visse nel nostro contado e terminò la sua vita piamente nella medesima città (“natus et nutritus fuit in comitatu nostro et in ipsa civitate vitam eius pie et laudabiliter finiit”), e benchè non sia iscritto nel catalogo dei santi, tuttavia per la santità della vita e frequenza dei miracoli operati dalla divina bontà per suoi meriti, molti e evidentissimi, in vita e in morte, non c’è dubbio ch’egli sia tra i santi nella gloria del paradiso; così dunque dice la delibera del consiglio, solenne e grandiosa come una proclamazione “ex cathedra” o una sanzione concistoriale (…).Stralcio tratto da: La chiesa di San Bevignate a Perugia – Le canonizzazioni “facili” del Comune di Perugia: il caso di san Bevignate di Ugolino Nicolini.