Dall’introduzione dell’Autore:

(…) Durante l’interminabile millennio che vide grandi migrazioni di popoli e una nuova religione subentrare alle antiche, avvennero fatti epocali che distrussero entità politiche, sconvolsero strutture sociali e mentali, cambiarono l’intera geografia politica e culturale dell’Occidente. Si trasformò radicalmente il campo artistico, mutarono ruoli e atteggiamenti; vennero alterate le condizioni della produzione e ridotti al silenzio quelli che ne erano stati importanti centri, diminuì di molto la vitalità dei pochi luoghi dove si era mantenuta una certa attività. Nuovi popoli irruppero sulla scena, portando con loro altre attese, altri gusti, altre consuetudini, mentre qua e là continuarono ad operare artefici fedeli a tradizioni tecniche e stilistiche mai totalmente tramontate, che di tanto in tanto venivano rinfocolate dall’arrivo di artisti e di opere dall’ Impero d’ Oriente, ove le antiche tradizioni erano rimaste vive ed operanti. Vennero abbandonate abitudini rappresentative, stilemi, convenzioni: un intero sistema formale si infranse dando luogo a nuovi esperimenti, a tentativi diversi e contrastanti, dominati dall’ombra gigantesca di un passato che si andava sempre più allontanando, che si sentiva prossimo ma si disperava di poter recuperare.

Variarono commitenti, iconografie, tipologie, si modificarono profondamente concezioni e funzioni delle opere d’arte, e sorsero nei confronti delle immagini gravi sospetti e ostilità in quanto tradizionalmente legate al mondo e alla cultura dei gentili e possibili veicoli di idolatria. Al tempo stesso, nel ruolo di “Bibbia per gli illetterati”, esse vennero legittimate e messe al servizio della Chiesa, della sua missione, dei suoi programmi di redenzione e di salvezza. Agli inizi del VII secolo il pontefice Gregorio Magno si rivolge a Sereno, vescovo di Marsiglia, per attenuare la sua ostilità alle immagini e scrive: ” infatti ciò che è la scrittura per coloro che sanno leggere è, per gli analfabeti che la guardano, la pittura, perchè in essa coloro che non conoscono le lettere possono leggere, per cui, principalmente, la pittura serve da lezione per le genti”. 

(…) Qualcosa accomuna ai nostri occhi il Medioevo, ed è un aspetto che potrà apparire paradossale. Da un lato, infatti, questa lunghissima età ci ha lasciato un patrimonio incomparabile di opere d’arte, talora di qualità eccelsa, espresse nelle più varie tecniche; dall’altro questo vastissimo tesoro è per la massima parte adespota (di autore sconosciuto) in quanto sovente ignoriamo i nomi di colro che esguirono le opere, di coloro che scolpirono le sculture, composero e dipinsero le vetrate, progettarono e realizzarono i mosaici, decorarono di miniature i codici, eressero straordinari edifici.”

 

Artifex bonus – il mondo dell’artista medievale

di Enrico Castelnuovo

Editore Laterza, Bari, 2004, pag. 241