di Ernesto Balducci 
 

“Già i contemporanei videro in Francesco l’ “uomo nuovo”, che riapriva gli spazi della libertà creativa e restituiva l’efficacia storica all’antico messaggio del vangelo ormai imprigionato dentro l’ideologia del dominio. Quest’uomo nuovo fu un vincitore? Fu uno sconfitto? Quando egli uscì prima ancora che dalla vita, dalla storia, nella solitudina della Verna, che altro aveva lasciato agli uomini se non lo splendore di una leggenda impraticabile? Sono queste le domande con cui ho letto, pagina per pagina, l’immensa raccolta delle Fonti Francescane, nell’intento di verificare non tanto e solo quale sia il vero Francesco storico, ma quale eruzione di umanità nuova sia avvenuta con lui e attorno alui. Come dire che, senza venir meno, lo spero, alle regole con cui si ricostruisce il passato, ho riletto criticamente la “leggenda” antica, tenendo gli occhi fissi sulla nostra storia futura.”

Francesco d’Assisi 
di Ernesto Balducci 
Edizioni Cultura della Pace

ERNESTO BALDUCCI – Biografia

Nato nel 1922 a Santa Fiora, paese di minatori alle pendici del Monte Amiata, figlio lui stesso di un minatore, divenuto prete nell’Ordine delle Scuole Pie, Ernesto Balducci insegna nelle scuole fiorentine del suo stesso Ordine. Allontanato da Firenze nel 1959, ritorna dopo il Concilio come superiore del Convento della Badia Fiesolana, il quale però è situato non nella diocesi fiorentina ma oltre i suoi confini. Il vescovo Ermenegildo Florit, succeduto a Dalla Costa, non l’ha voluto a Firenze. Fondatore ed animatore della rivista fiorentina “ Testimonianze”, con cui ha accompagnato e sviluppato i maggiori temi del Concilio Vaticano II. Negli ultimi anni della sua vita lo vediamo sempre più vicino alle problematiche connesse allo sviluppo dei popoli e della pace; inizia una nuova impresa editoriale “Edizioni cultura della Pace” dove prendono spazio autori e testi fondamentali per far crescere una società del dialogo e dell’accoglienza. Muore in un incidente d’auto il 25 aprile 1992. La morte lo trovò coerente, con l’impegno che a lui, ragazzo di bottega, aveva affidato Manfredi, il suo maestro artigiano, fabbro-ferraio di Santa Fiora, anarchico perseguitato dal fascismo, quando il giorno della partenza per il seminario gli aveva detto in modo ieratico: «Non ti lasciare imbrogliare dai preti».