Biografia

Nicolò di Liberatore nasce a Foligno intorno al 1430 in una agiata famiglia di speziali da cui ben preso si allontana per dedicarsi alla sua spiccata vocazione di pittore. Lo pseudonimo “l’Alunno” gli è attribuito dal Vasari, che male interpreta un’iscrizione apposta dall’artista sulla predella del polittico della Natività (1492) che recita Alumnus Fulginie, ovvero allevato, cittadino di Foligno che il Vasari scambia invece per un soprannome: l’Alunno di Foligno. Il polittico era stato realizzato dall’artista per la chiesa di San Nicolò a Foligno dove ancora oggi è visibile mentre la sua predella con l’iscrizione è conservata al Museo del Louvre di Parigi.

Nel 1452 si sposa con Caterina l’unica figlia di Pietro di Giovanni “Mazzaforte” (il pittore più documentato a Foligno fra 1440 e 1450, figlio di Giovanni di Corraduccio) con cui entrerà in società qualche anno più tardi. Insieme con il suocero “Mazzaforte” realizzano nel 1458 la Madonna dei Consoli di Deruta, dove si rivelano i caratteri peculiari del suo stile iniziale, in linea con il filone angelichiano.

Più tardi sarà l’ascendente espressionistico a prevalere nella sua produzione, derivato dall’influenza di un altro grande maestro folignate della prima metà del XV secolo: Bartolomeo di Tommaso. In alcune sue opere è possibile riconoscere anche il tipico stile iconografico di Benozzo Gozzoli con cui è probabile abbia avuto anche dei contatti dato che fra il 1450 e il 1452 si trovava a Montefalco per realizzare il ciclo di affreschi della tribuna absidale nella chiesa di San Francesco.

Nella sua bottega di Foligno (vicino alla cattedrale di San Feliciano) furono realizzati in gran numero pale d’altare, polittici a sportelli, gonfaloni processionali, quadri da devozione e anche opere a soggetto profano che si diffusero in tutta l’Umbria orientale e in buna parte delle Marche.

È possibile ammirare le opere dell’Alunno a Foligno nell’ex chiesa di San Domenico (attuale Auditorium comunale) ricca di affreschi votivi del Trecento e del Quattrocento; nella parrocchiale di San Matteo, a Cannara, dove è presente una interessante pala con la Madonna in trono tra S. Francesco e San Matteo; sempre a Cannara, nella chiesa di San Giovanni Battista, una bella tempera su tavola raffigurante la Madonna tra i Santi Giovanni Battista e Sebastiano, eseguita nel 1482 con il contributo del figlio Lattanzio. Tra le sue prime prove pittoriche su muro le cappelle di Pietro di Cola delle Casse e di Santa Marta nella chiesa di Santa Maria in Campis, attigua al cimitero comunale di Foligno. Degno di nota l’Oratorio della Nunziatella a Foligno, eretto nell’ultimo decennio del Quattrocento e decorato dal Perugino nel 1507 dopo la morte dell’Alunno.

Fra i polittici più importanti quello di San Rufino(1462), oggi nel Museo diocesano e cripta di San Rufino di Assisi; quello di Montelparo (1466), oggi esposto nella Pinacoteca vaticana; il polittico di San Severino nelle Marche (1468); quello di San Francesco a Gualdo Tadino (1470), eseguito insieme al famoso intagliatore marchigiano Giovanni di Stefano da Montelpare; il polittico smembrato diSarnano; il polittico della Natività, conservato nella chiesa di San Nicolò a Foligno, (1492); quello diSant’Angelo (1499), oggi conservato nella chiesa collegiata di Santa Croce in Bastia Umbra, ultima opera del pittore.

Nicolò muore a Foligno nel 1502 lasciando la sua bottega nelle mani del figlio Lattanzio e del suo allievo Ugolino di Gisberto.

La casa di Foligno (oggi monastero di Sant’Anna in via Nicolò Alunno), oltre ad aver ospitato l’artista con la sua famiglia ha un ulteriore motivo di interesse: Nicolò decorò la sue pareti con varie immagini e ritratti servendosi di esse anche per prendere frettolosi appunti con la punta di un chiodo, come se si trattasse di un taccuino. Fra le varie raffigurazioni c’è anche il suo autoritratto accanto alla moglie Caterina.


In casa di un artista del ‘400…

Entrate in via dei Monasteri a Foligno e ritrovate lo spirito di un luogo. Il monastero di terziarie francescane, fondato verso la fine del ‘300 dalla beata Angelina, è ancora qui, al numero 46. Bussate a questa porta e farete una delle esperienze più singolari che possano capitare a un viaggiatore d’arte. Tra chiostri e oratori, nel coro e nel refettorio, è racchiuso un campionario della pittura folignate del ‘400, del più grande dei pittori di Foligno, quel Niccolò Alunno al quale Berenson riserva “un posto eminente”. Si affacciava su una via che col tempo è stata ingoblata nel monastero con tutte le sue costruzioni. Che avesse qui casa e bottega si era saputo, ma è stato il terremoto di tre anni fa a dare l’occasione per trovarne i segni con un restauro esemplare appena terminato, che è stato diretto da Giordana Benazzi della Soprintendenza umbra.
“Siamo riusciti a recuperare tutto perché tutto è stato salvato nel corso dei secoli”, dalle travi di castagno al pavimento di cotto. Entriamo in casa dell’ Alunno a vedere quello che è ancora un inedito. All’ingresso un portale dipinto con lesene corinzie e due figure al di sopra del cornicione: un giovane ignudo che regge il simbolo di San Bernardino e un putto con un cartiglio di benvenuto e la data, 1473.
Prima del restauro si vedevano solo deboli tracce della mano del giovane. Un grande angelo, al di sopra di una porta ad arco, protegge un’altra stanza dalle pareti fitte di disegni all’antica, schizzi, appunti e conti. Se si entra in una casa d’artista alla ricerca della sua autobiografia, qui si trova anche il suo autoritratto, anzi un doppio ritratto, di profilo, il suo e quello della moglie, accanto i loro nomi, a grandi lettere, su due righe, Niccolò e Chatarina.

da: SPECCHIO, n. 230 del 24 giugno 2000