La fagiolina del lago Trasimeno è una varietà locale di fagiolo dall’occhio (Vigna unguiculata). La specie è originaria dell’Africa, era diffusa in Italia già in epoca romana (si tratta, infatti, del “phaseolus” più volte citato da Plinio il Vecchio) e viene coltivata da tempo immemorabile intorno al Lago Trasimeno, nei terreni di fondovalle più umidi, ideali per l’ottenimento di un prodotto di eccellente qualità. 

La fagiolina è coltivata a scopo alimentare e se ne consumano sia i semi sia i baccelli freschi detti “cornetti”. Era molto diffusa nel dopoguerra, prevalentemente negli orti: all’epoca rappresentava il principale apporto proteico all’alimentazione delle popolazioni locali. A partire dagli anni Sessanta la fagiolina è andata progressivamente scomparendo finché, negli anni novanta, ha rischiato di estinguersi, rimanendo confinata in pochissimi orti familiari.

Recentemente grazie all’impegno di alcuni agricoltori, della Facoltà di Agraria di Perugia e della Comunità Montana Trasimeno – Medio Tevere, la coltivazione di questo legume ha conosciuto un nuovo impulso tanto che nell’agosto 2002 è nato il Consorzio Fagiolina del Lago Trasimeno, che si propone di tutelare e promuovere il prodotto. Nel 2004 i soci del consorzio erano 20 con un prodotto in totale di circa 6 tonnellate di fagiolina. Il Consorzio si è dotato di un disciplinare di produzione volto alla garanzia della qualità e dell’uniformità del prodotto e svolge, inoltre, funzioni di coordinamento nella filiera di lavorazione del prodotto secco e di confezionamento, garantendo un alto standard qualitativo con l’apposizione del marchio di garanzia. Attualmente si sta valutando la possibilità di richiedere il marchio DOP.


Non ci sono elementi che possano far pensare ad una introgressione di sementi non autoctone: dalle indagini dell’Università risulta che il seme attualmente utilizzato dai produttori del Trasimeno deriva direttamente dalle popolazioni locali di fagiolina.

La specie Vigna unguiculata è caratterizzata da una notevole eterogeneità tanto che in tutto il mondo sono stati identificati più di 60 tipi differenti di seme. Le popolazione di fagiolina coltivate nella zona del Lago Trasimeno hanno diverse tipologie di seme:
– piccolo, colore bianco-panna e privo di occhio, è il tipo più coltivato (90%)
–  bianco con l’occhio
–  colorato con l’occhio
– senza l’occhio
(peraltro con tipi di colorazione differenti che formano un miscuglio).  

  
Si segnala anche la presenza, sebbene oggi molto limitata, del cultivar sesquipedalis, caratterizzato dai lunghissimi baccelli da cui il nome comune di “fagiolo dal metro”.

Nonostante tale variabilità le popolazioni del Lago Trasimeno si distinguono chiaramente dalle altre varietà locali e commerciali di fagiolo dall’occhio provenienti da altre regioni d’Italia e anche da altre nazione produttrici quali Nigeria, India, Siria ed Egitto.

La Fagiolina è una coltura a semina primaverile, generalmente a fine aprile e necessita di interventi irrigui limitati. Da prove condotte dall’Università è emerso che la coltura si avvantaggia di sistemi di irrigazione a goccia e di sesti di semina a fila binata. L’unico trattamento a cui viene sottoposta la fagiolina consiste nella somministrazione di verderame per prevenire malattie funginee e rendere meno appetibili le foglie agli insetti (afidi). Il sistema di coltivazione attualmente utilizzato richiede molta manodopera, sia per la scerbatura che per la raccolta e battitura. Queste ultime operazioni, infatti, a causa della maturazione scalare si protraggono da fine luglio-primi di agosto a inizio ottobre.

(Fonte: La biodiversità vegetale in Umbria e la sua conservazione) www.umbriadoc.com