Il termine romanico fu usato per la prima volta nel 1818 dall’archeologo francese M. De Gerville.
L’architettura romanica si ispira all’arte della Roma antica, più precisamente a quella paleocristiana, e viene generalmente divisa in cinque periodi:

Architettura preromanica (sino al X sec.)
Protoromanica (dal X all’XI sec.)
Secondo periodo romanico (dal 1070 al 1150)
Romanica matura (XII sec.)
Tardoromanica (XIII sec.)

Da ricordare certamente la chiesa di San Pietro, l’interno della chiesa di Sant’Eufemia, e il magnifico portale del duomo tutti a Spoleto, l’interno del duomo di Narni, la facciata della cattedrale di San_Rufino ad Assisi. Ma certamente l’esempio più alto di questa arte è la Basilica di San Francesco ad Assisi: se nella pianta dell’edificio ad unica navata ed a forma di T(che si ripete nelle due chiese sovrapposte) si può riscontrare una formula utilizzata nelle chiese benedettine appenniniche, il grande monumento assisiate si sviluppa poi in forme di inusitata ricchezza e complessità, tali da risultare in gran parte estranee alle precedenti tradizioni umbre.
Secondo recenti studi vi sarebbe stata una primitiva basilica coperta a tetto in capriate disposta in senso inverso all’attuale. E’ comunque certo che essa venne presto trasformata in edificio a due piani: una chiesa-tomba inferiore ed una chiesa superiore, il cui compimento si ebbe nella seconda metà del duecento. Tale monumento, veramente universale nel suo significato, non è l’unico modello cui si ispirano le altre chiese dell’ordine e quelle degli altri ordini mendicanti che fiorirono particolarmente numerosi tra XIII e XIV secolo.
Al contrario, quei temi architettonici vennero adottati solo in alcuni casi e, quasi sempre, semplificandoli e conducendoli alle tradizioni locali e cittadine, come ad esempio avviene nella stessa Assisi in Santa Chiara (1257-1265), nella quasi coeva chiesa di San Francesco a Perugia (1251-1272), nelle più tarde chiese di San Francesco a Terni (1259-1300), nel San Francesco di Gualdo Tadino (1277-1312), nello stesso Sant’Agostino di Perugia (fine XIII-inizi XIV).
Un’interessante parafrasi della chiesa superiore si incontra anche in un monumento benedettino di origini romaniche, la chiesa di Montelabate. Tuttavia la maggior parte delle altre chiese mendicanti che, a partire dalla seconda metà del duecento, occupano spazi sempre più consistenti entro le mura cittadine, si ispirano al più semplice modulo delle architetture “a fienile”, con l’unica grande navata coperta in capriate lignee.
Ad essa si riconducono, sia pure con molte varianti, i grandi monumenti come il San Francesco e il San Domenico di Città di Castello (seconda metà del XIII secolo), il San Domenico, il Sant’Agostino e il San Francesco di Foligno, il San Domenico e il San Nicolò di Spoleto, il San Pietro di Terni, il San Francesco di Narni, il San Francesco di Orvieto, edifici sorti tutti tra XIII e XIV secolo; nonché tutto uno stuolo di altre chiese minori in tutta la regione.
Nella tipologia delle chiese a sala con le navate della stessa altezza, abbiamo il San Fortunato di Todi, iniziato nel 1292, il San Domenico di Perugia, iniziato nel 1304 (poi rifatto all’interno in età barocca), il più tardo Duomo di Perugia, il Sant’Andrea di Orvieto e, sia pure parzialmente, il San Francesco di Gubbio.
Verso la metà del XII secolo, i monaci cistercensi, abilissimi architetti, portarono in Italia l’arte gotica che, tecnicamente, può considerarsi uno sviluppo del romanico.
Il gotico cistercense è di tipo molto semplice e razionale; solo più tardi, gli Angiò francesi lo trasformarono in un gotico più ricco ed elaborato. Questo stile in Europa durò fino al XVII secolo, mentre in Italia venne sostituito da quello rinascimentale nel 1400. Sicuramente, uno dei più alti ed originali capolavori del trecento, è la facciata del Duomo di Orvieto. Soprattutto nel corso nel XIII e XIV secolo si sviluppa una grande attività edilizia civile in quasi tutti i comuni della regione. Dal punto di vista monumentale, sono da tener presenti innanzitutto i vari palazzi pubblici (palazzi del Popolo, palazzi del Capitano del popolo, palazzi dei Priori) che, con le loro soluzioni architettoniche e stilistiche, finiscono spesso per influenzare l’intera edilizia.
Gli esempi più seguiti sono dapprima i palazzi della Regione o broletti (palazzi municipali tipici dell’Italia settentrionale) lombardi di origini ancora romaniche, come si riscontra nel palazzo del Popolo di Todi, le cui notizie risalgono agli inizi del ‘200 e la cui struttura consiste in due grandi sale sovrapposte sopra un portico aperto, ed in quello di Orvieto, ad un’unica sala sopraelevata su di un portico chiuso.
Forse a questa medesima formula doveva appartenere l’antico palazzo del Popolo in Perugia, che andò bruciato nel 1533: e ad essa si rifanno molti palazzi umbri minori, a Spello (1270 circa), a Bevagna (1270 circa), a San Gemini (seconda metà del ‘200). Nell’ultimo decennio del ‘200 viene edificato a Perugia un nuovo palazzo a due grandi aule sovrapposte, ispirato ancora ai monumenti padani. E’ questo nuovo palazzo il primo nucleo del Palazzo dei Priori, ampliato una prima volta tra 1330 e 1350 circa con l’inglobamento di preesistenti edifici e con la creazione di un nuovo grande portale d’accesso e poi ancora nel ‘400 e nel ‘500, fino a raggiungere le importanti dimensioni attuali.Simile al palazzo dei Priori nella sua parte più antica è il palazzo del Capitano del Popolo a Todi,all’incirca coevo, mentre il palazzo dei Priori, nella stessa città è di età assai più avanzata.
Nel nord dell’Umbria, il palazzo comunale di Città di Castello (1334-1352) si ispira nella forma rettangolare, nella soluzione dei bugnati esterni, nella grande scala interna ai palazzi pubblici toscani: esso fu innalzato da Angelo da Orvieto. Lo stesso architetto ha firmato anche il portale dell’imponente palazzo dei Consoli a Gubbio, praticamente contemporaneo: inserito in un grandioso sistema di terrazzamento costruito sul declivio del monte Ingino, con la scala gettata, con la grande aula a volta e gli appartamenti soprastanti per i consoli, è uno dei massimi monumenti in tutta la storia dell’edilizia comunale italiana.
Un altro palazzo consimile era stato progettato a Spoleto, in Piazza del Duomo: di esso venne però edificato solo il basamento, entro cui ha oggi posto il museo civico. Anche ad Assisi ci sono due bei monumenti: il palazzo del Capitano del Popolo, iniziato nella seconda metà del ‘200 e compiuto nel 1305 con la torre del Popolo, ed il palazzo dei Priori, eretto verso il 1337, formato in realtà da quattro distinti corpi di fabbrica che si allungano per quasi tutto il lato sud della piazza.
A questo periodo risalgono altre numerose opere, sia militari (mura, torri, casseri, fortezze) che civili (case, case-torri, strade, acquedotti, ponti).
Tra gli acquedotti, si ricordano quello duecentesco di Perugia, quello del Bottaccione a Gubbio costruito nel XIV secolo e quello di Spoleto. Opera di eccezionale rilievo è la fontana Maggiore di Perugia, edificata ed ornata di sculture in breve tempo, tra il 1277 e il 1278, nel centro della città per inaugurare una grande impresa della tecnica medievale, l’acquedotto che porta l’acqua dal monte Pacciano (circa 5 miglia da Perugia) fino nella piazza principale.
La Fontana Maggiore risulta il più importante monumento, nel suo genere, in tutta l’Europa gotica, ed il suo carattere esemplare ed essenzialmente didascalico e simbolico, viene sottolineato dal fatto che assai presto si escluse da ogni utilizzazione pratica, costruendovi intorno una cancellata. Per gli usi quotidiani, venne costruita una Fontana Minore i cui bassorilievi e statuette furono presto dispersi e solo in tempi recenti in parte rintracciati; oggi sono conservati nella Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Anche due celebri bronzi del grifo e del leone, fusi verso il 1274, vennero rimossi al momento della rimozione della seconda fontana e posti, prima, nella facciata del palazzo dei Priori che dà su piazza IV Novembre e poi nella sala del consiglio all’interno dello stesso palazzo.