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I frati predicatori si stabilirono a Perugia verso la fine del 1233, soltanto dieci anni dopo la morte di S. Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, che fu approvato da Onorio II nel 1216. Questo convento fu quindi uno dei primi in Italia. I due fondatori furono il giovane fra Cristiano Armanni e il beato Nicolò da Giovinazzo.
Il complesso di S. Domenico che comprendeva la chiesa detta di S. Domenico Vecchio, e il convento, sorse nel 1234 nei pressi di S. Stefano del Castellare, l’attuale Corso Cavour.

Nella chiesa di S. Domenico Vecchio che si affaccia attualmente, sul chiostro grande, furono canonizzati nel 1235 S. Elisabetta d’Ungheria ad opera di Gregorio IX e nel 1253 S. Pietro martire da Verona, ad opera di Innocenzo IV.
Il papa Benedetto XI, che trascorse buona parte della sua vita a Perugia, vi fu sepolto nel 1304. Il 31 maggio dello stesso anno, quando era priore fra Nicolò Brunicci, il papa cedette ai Frati Predicatori la Pieve di S. Stefano del Castellare, per iniziare la costruzione della nuova chiesa (S. Domenico Nuovo), che, realizzata con il contributo dei perugini, divenne la più grande di tutta la città (96 metri di lunghezza).

La tradizione individua in Giovanni Pisano il progettista della chiesa; il Vasari la condivide. La costruzione della fabbrica durò 154 anni. La chiesa ultimata, apparve come uno dei più grandi monumenti italiani, per la sua forma di chiesa a sala o hallenkirche, a tre navate, forse con volte della stessa altezza e divise in due ali di cinque colonne ottagone in laterizio. Un duplice ordine di finestre bifore con vetri dipinti illuminavano l’aula insieme a tre occhi frontali; il transetto, grande come una chiesa, è valorizzato dal superbo finestrone absidale (alto 23 metri per 8 di larghezza), che è uno dei più grandi del mondo, insieme a quello del Duomo di Milano. E’ stato disegnato su cartone dal fiorentino Mariotto di Nardo, ed eseguito dal perugino Bartolomeo di Pietro nel 1411. E’ il punto visivo-centrale di tutta la fabbrica. Immaginiamo come alla luce dell’alba, la preghiera corale dei frati veniva gradualmente illuminata e trasformata (non c’era ancora l’attuale Palazzo dell’Inquisizione, che fa da schermo al sole nascente).

Subì un crollo nel 1614 e ne venne un secondo. E’ allora che si ricorre al Pontefice, che invia nel 1625 il Maderno, il quale ripetendo quanto aveva fatto nel prolungamento della Basilica di S. Pietro a Roma, ricostruisce la chiesa con forme massicce abbassando sensibilmente la quota delle volte.
La struttura esterna della chiesa rimase intatta fino al 1700, quando vennero costruite una serie di cappelle lungo le fiancate che ne sfigurano la pianta, con una pomposità barocca. 

La torre campanaria è stata costruita tra il 1464 e il 1500 ad opera del lombardo Gasperino d’Antonio. Il campanile a pianta quadrata era alto ben 126 metri con trifore marmoree delle finestre e statue che ornavano l’alta guglia di stile gotico.
Nel 1546 venne “scapitozzato” della parte superiore, per ordine del cardinale Iberio Crispo, forse per ragioni statiche, o come vuole la tradizione, per ordine di papa Paolo III Farnese, perché l’altezza impediva la traiettoria della artiglierie della sua fortezza (Rocca Paolina).
Nel 1864 quasi tutto il complesso di S. Domenico fu demandato e adattato a caserma. Nel 1964 il convento divenne sede del Museo Archeologico e dell’Archivio di Stato. La chiesa per la sua importanza viene elevata a Basilica minore da papa Giovanni XXIII il 3 febbraio 1961.

 

Iconografia
La vetrata riassume un ciclo decorativo molto particolare con un’iconografia che è stata realizzata secondo le concezioni tomistiche che glorificavano l’Ordine Domenicano e quindi possiamo leggervi una modulazione gerarchica molto evidente.

In basso abbiamo, al centro le quattro storie della vita di S. Giacomo e dei suoi miracoli e nei lati sinistro e destro terminali abbiamo i due piccoli riquadri con le armi della famiglia Graziani che sicuramente fu il committente maggiore di quest’opera, che è una famiglia di alta nobiltà perugina di cui non ci sono più discendenti, e che realizzò anche importanti palazzi nella città.

Nelle file superiori sono realizzate le iconografice dei Dottori della Chiesa, dei Beati dell’Ordine con illustri teologi dell’Ordine Domenicano, i martiri e quindi i Santi fondamentali di quest’Ordine, cioè S. Pietro martire e S. Domenico, prima ancora il martire S. Stefano e tra questi sono inseriti S. Costanzo, S. Ercolano, S. Lorenzo che sono i Santi patroni della città.

Nella parte superiore della vetrata troviamo sopra gli apostoli, i Profeti e i quattro Evangelisti, con al centro l’Annunciazione. Nella parte superiore centrale è raffigurato il Redentore benedicente, sotto dei bellissimi angeli musicanti. Tutte le figure campiscono su fondo azzurro eccettuati gli stemmi che, invece, sono su fondo rosso.

Questa è l’iconografia che, tra l’altro, con la splendida struttura architettonica che la racchiude, sembra riprendere un po’ il motivo antichissimo dell’albero della vita. Questi rapporti compositivi che sono descritti nella vetrata, perché qui vedete grandi campiture, non vedete raffigurazioni minute come erano più particolari nelle vetrate del gotico più centrale, si riagganciano un poco anche alla vetrata della cappella della Maddalenanella Basilica inferiore di S. Francesco ad Assisi e anche quella di S. Nicolò.

di Francesca Abbozzo
Testo tratto da “IL COMPLESSO DI SAN DOMENICO A PERUGIA -una ricchezza dimenticata”A cura della Sezione Architettura del CENTRO CULTURALE S. TOMMASO D’AQUINO

Chiesa di San Domenico
Corso Cavour, Piazza Giordano Bruno [centro storico]
Perugia, 06100

Info: Tel. +39 0755731568

Orario delle Sante Messe:
Lun-Mar-Mer-Gio-Ven-Sab: 7,30 – 8,30 – 18,00
festive: 7,30 – 9,30 – 11,30 – 18,30