Il Duomo rappresenta una delle più significative creazioni dell’architettura gotica italiana; è questo il monumento unico, insuperabile, che rende tanto celebre Orvieto.
E’ il monumento che anche città grandi e capitali sarebbero orgogliose di possedere.
Difatti, sfogliando qualche guida, leggiamo che è “sublime, grandioso“; leggiamo che è il “Giglio d’oro delle Cattedrali”; leggiamo ancora che è “un’opera d’arte unica al mondo” che è “un trofeo di gloria della fede, un miracolo d’arte, un prodigio”.
Ma avviciniamoci a visitarlo: oltre alla stupenda facciata del Maitani, il maestoso interno, su tre navate, ospita tra gli altri tesori d’arte, il celebre ciclo di affreschi “La fine del Mondo” che Luca Signorelli dipinse a cavallo del 1500.

 

Percorriamo con lo sguardo la facciata, immenso gioiello policromo, ma è tale la profusione dei tesori che la riveste, che non sappiamo cosa ammirare prima: se lo splendido “rosone” centrale, opera di Andrea Orcagna, o quei finissimi rilievi marmorei dei quattro pilastri della base, illustranti “Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento”; se gli smaglianti mosaici d’oro, fastosamente incorniciati o quella leggiadra loggetta orizzontale; se le statuine degli Apostoli e dei Profeti attorno al rosone o quelle cuspidi e quei pinnacoli che danno ritmo e armonia e slancio a tutta la facciata…
Dopo esserci fermati ad osservare da vicino i delicatissimi bassorilievi che rivestono i pilastri tra i portali, entriamo ora all’interno del Duomo.
Esso è mirabile quanto l’esterno nella sua nobile e grandiosa semplicità
Tra le alte e luminose navate, sorrette da poderosi pilastri con ricchi capitelli, si innalzano verso il tetto a travature scoperte e dipinte, limitate da pareti a strisce di travertino bianco e di balsato nero.
I tesori d’arte racchiusi qua dentro sono innumerevoli tra i questi i più importanti e primi fra tutti sono gli affreschi di Luca Signorelli che ornano la Cappella della Madonna di San Brizio.
Essi costituiscono una delle maggiori creazioni del Rinascimento italiano.
Questo ciclo di affreschi, stupendo per potenza drammatica e per grandiosità di composizione, rappresenta varie scene affollate di figure che “hanno la forza avvincente del poema dantesco: dallo strazio del Finimondo e della disperazione dei dannati, agli splendori sereni del Paradiso”.