Narni (Tr) 


 
Fu eretta nel 1367 sui resti di un primitivo insediamento militare costruito da Federico Barbarossa, per volere del cardinale Egidio Albornoz, poco prima che egli spirasse presso il castello di Bonriposo a Viterbo (24 agosto 1367); tra gli architetti che lavorarono al progetto s’ipotizza Ugolino I di Montemarte e Matteo Gattapone sotto la supervisione del legato pontificio Anglico di Grimoard, fratello di Urbano V (Guglielmo di Grimoard, 1362-70).

Nel 1371 s’insediò il primo castellano, Giovanni de Novico (Jehan de A vis); nel 1378 vennero ultimati i lavori: per l’inaugurazione intervenne il cardinale Filippo di Alengon, vicario apostolico del Patrimonio. La potente struttura militare, nei secoli, accolse papi, cardinali, condottieri e divenne la sede del governatore; dal 1370 al 1762 fu comandata da propri castellani.

Nel 1387 Ugolino Orsini con le sue soldatesche imperversava nel territorio umbro, così quando seppe che suo fratello Tommaso, protonotario apostolico, era stato fatto prigioniero da Urbano VI, assalì per vendetta Terni e la rocca di Narni che erano di proprietà della Chiesa. Conquistata la fortezza si difese strenuamente dalle milizie papali e l’abbandonò soltanto quando seppe che il fratello era stato liberato.

Nell’ottobre 1392 vi fu ospitato Bonifacio IX (1389-1404); nel 1394 i guelfi narnesi si schierarono con l’antipapa Clemente VII (1378-94) per cui Bonifacio IX ordinò che la rocca passasse ai ghibellini; nel febbraio 1395 cadde in mano a Malatesta (1371-1429), figlio di Pandolfo III Malatesta (t 1427 a Fano), che vi pose come suo vicario Andrea Tebaldi di Bettona. Nel 1396 venne ceduta in giurisdizione ad Andrea Tomacelli, familiare del papa e capitano generale dell’esercito pontificio; il 22 febbraio 1406 Andrea la consegnò a Ludovico Migliorati, nipote di Innocenzo VII (Cosimo Migliorati, 1404-06); nel settembre 1417 passò sotto Braccio Fortebracci che vi tenne come castellani Gianfranco e Pietro Belli.

Dal 1424 al 1431 fu feudo
 dei nepoti di Martino V (Oddone Colonna): Antonio Colonna, principe di Salerno, e suo fratello Odoardo, conte di Celano; il 20 febbraio 1431, con la morte del papa, a Narni scoppiarono gravi tumulti tra i seguaci dei Colonna e i fedeli al nuovo papa Eugenio IV che terminarono soltanto dopo l’allontanamento dei colonnesi. Dal 1439 fu aggregata allo Stato pontificio.Nel 1449, per l’epidemia di peste, vi si rifugiò Niccolò V (1447-55) il quale fece eseguire numerose opere difensive dall’architetto Bernardo da Settignano; i lavori proseguirono anche sotto Sisto IV (1471-84) e Innocenzo VIII (1484-92). Dopo la partenza il papa inviò come comandante della guarnigione Pietro Parentucelli da Sarzana, suo congiunto.
 
Costruita secondo schemi difensivi e residenziali fu protetta anche da una robusta cinta muraria che sopportò non pochi assalti, tra cui quello delle milizie lanzichenecche di ritorno dal Sacco di Roma (1527). Nel 1551 e nel 1556 ospitò, come governatore, Balduino Ciocchi del Monte (1485-1556), nel 1558 Alessandro Piccolomini, nel 1565 Antonio della Rovere e nel 1576 Domenico Antonio Oliva.

Tra i vari castellani che si sono alternati alla sua difesa possiamo citare: Controsello Caracciolo di Napoli (1390), Giovanni Tomacelli (1393), Angelo Piccolomini (1464), Durante Duranti (1507), Ubertino degli Strozzi (1529), Eustachio Confidati di Assisi (1652), Federico Lolli e Pietro II Eroli di Narni (1762), Giuseppe Jacobelli (1857).

Nel 1568, con l’accusa di aver ucciso senza motivo un servitore, vi fu rinchiuso Francesco Cenci (1549-98), nobile romano di costumi crudeli e dissoluti, padre di Beatrice (1577-98), colei che sarà giustiziata a Ponte Sant’Angelo in Roma nel 1598 con l’accusa di aver assassinato il padre insieme al fratello Giacomo. Nel 1798, 14.000 francesi al comando del generale Alessandro Louis Berthier (1753-1815), dopo la proclamazione della Repubblica Romana e la fuga di Pio VI (1775-99), spogliarono la rocca di tutte le armi che furono portate a Perugia e fuse per fare cannoni. Dal 1834 al 1906 divenne carcere, arrivando ad ospitare anche 300 detenuti. Nel 1860 il colonnello Luigi Masi (Petrignano d’Assisi 1814-Palermo 1872) alla testa di 150 volontari ternani cercò di espugnare la rocca, rifugio del presidio pontificio. L’assalto fu portato il 23 settembre, ma i papalini si arresero subito e furono arruolati al servizio del re.

Nel 1906 fu acquistata all’asta dal principe russo Mestschezsy
 per una somma irrisoria: 13.000 lire con pagamento rateale; la vendita venne fatta dal Demanio quasi in sordina. Il principe con un altro socio la tenne fino al 1972, quando passò ad una famiglia romanaLa fortezza, a forma di quadrilatero, presenta quattro torri angolari quadrate e il mastio, più alto e possente, formato dall’unione di due torri.

Immersa in un suggestivo paesaggio coronato da olivi su un colle a 332 metri a dominio della valle del Nera, circondata da un fossato e da una doppia cinta muraria, ospita internamente una cappella e una cisterna in travertino che si apre sul cortile. Al primo piano si trova la residenza signorile, mentre altre stanze servivano per la guarnigioneAttualmente è patrimonio comunale e, dopo anni d’impegnativi restauri, è tornata all’antico splendore.