Si trova a km 5 da Assisi, nella pianura, ai piedi della cittadina.

La Basilica di Santa Maria degli Angeli -uno dei maggiori Santuari d’Italia, sorto per volere di San Pio V sul luogo dove nacque l’Ordine francescano e dove San Francesco morì- fu eretta su progetto di Galeazzo Alessi tra il 1569 e il 1679, quando venne completata la bella cupola che, librandosi sulla mole imponente dell’edificio, domina l’intero paesaggio.

Grandiosa nelle linee architettoniche, ma essenziale nella decorazione, questa Basilica risponde perfettamente al duplice scopo che si erano prefissati i suoi ideatori: proteggere come uno scrigno l’inestimabile reliquia che è la piccola cappella della Porziuncola ed accogliere la folla dei pellegrini, che da sempre -specie nelle grandi festività- viene a visitare questo luogo carico di spiritualità.

Parzialmente ricostruita da Luigi Poletti tra il 1832 e il 1847 dopo il rovinoso sciame sismico che colpì la zona, determinando il crollo delle tre navate (in origine sempre bianche) -ma fortunatamente non quello della cupola ne’ delle dieci cappelle laterali riccamente decorate-  la Basilica venne dotata di una facciata monumentale tra il 1925 e il 1930 su progetto di Cesare Bazzani.

Certamente senza l’imponente edificio alessiano l’umile chiesetta restaurata da Francesco non sarebbe giunta fino ai giorni nostri.

LA PORZIUNCOLA

All’interno della Basilica, la prima cosa che merita di essere visitata è proprio la Porziuncola, situata all’incrocio dei bracci del transetto, al di sotto della Cupola.
Secondo una tradizione leggendaria edita nel XVII secolo, questa chiesina sarebbe stata costruita al tempo di papa Liberto (352-366), da quattro pellegrini che, venuti da Gerusalemme con alcune reliquie, avrebbero eretto un Oratorio intitolato a Santa Maria di Giosafat, ossia al sepolcro della Vergine. Verso il 516 San Benedetto, ricevutolo in dono, l’avrebbe sostituito con una piccola chiesa in pietra e, poiché il terreno sul quale essa sorgeva era una “porzioncella”, la chiesina prese il nome di Porziuncola.

La piccola Cappella  di campagna apparteneva ai tempi di Francesco al Monastero di San Benedetto sul Subasio e probabilmente il suo primitivo aspetto doveva essere quello di un ambiente absidato con una volta a botte piena.

Certo è che San Francesco, intorno al 1206, trovatala già vecchia e in rovina, la restaurò con le proprie mani, e ne fece il suo rifugio. Nel 1209-1210 l’ottenne “in uso” dai Benedettini del Monte Subasio, per farla “Capo e Madre” del nascente movimento da lui fondato. Fu dunque in questo luogo che nacquero i francescani; fu qui che la notte del  28 marzo 1211 (o del 18 -19 marzo 1212) Francesco consacrò a Dio la nobile donzella assisana Chiara di Favarone; fu qui che negli ultimi giorni del luglio 1216, il Santo, pregando il Signore per la salvezza degli uomini, ottenne da Dio la celebre “Indulgenza del Perdono”; fu qui che si tennero i primi Capitoli dell’Ordine; fu da qui che Francesco sparse ovunque i suoi frati, per la conquista spirituale del mondo; fu qui, infine, che volle essere riportato negli ultimi giorni di settembre del 1226, “affinché dove nel principio aveva ricevuto lo spirito della grazia, ivi pure avesse renduto a Dio lo spirito della vita”.
Oltre alle gloriose pagine di storia francescana, alla Porziuncola non mancano ragguardevoli tesori artistici. Sulla facciata della cappellina vi è un dipinto di Overbeck, raffigurante San Francesco genuflesso ai piedi di Gesù Cristo e della Vergine, in atto di chiedere l’Indulgenza del “Perdono”. L’opera, eseguita nel 1829, sostituì un altro dipinto del  XVII secolo (a sua volta realizzato per rimpiazzare quello quattrocentesco di Niccolò Alunno), danneggiato dal tempo.
Sul vertice della facciata a capanna -con il suo tetto a spioventi decorato da intarsi geometrici in pietra rossa e bianca- dentro il tabernacolo gotico, parzialmente ricostruito dopo il terremoto del 1832, troneggiava una statua quattrocentesca in pietra calcarea della Beata Vergine Maria in atto di allattare il Bambino: oggi l’originale Madonna del latte, è conservata nei locali del Museo della Porziuncola.
Sul fianco destro esterno della chiesina si vedono due frammenti di pitture del XV secolo che originariamente forse facevano parte della decorazione di cappelle addossate un tempo alla Porziuncola, prima che venissero abbattute per la costruzione della Basilica: essi raffigurano San Bernardino e la Vergine in trono tra i Santi Antonio di Padova e Bernardino da Siena. Sulla stessa parete destra, un’iscrizione del sec. XIII, indica la sepoltura di frate Pietro Cattani († 1221), secondo compagno di San Francesco.
Ben più pregevole è il dipinto mutilo rappresentante la Crocifissione che si può ammirare sopra l’abside esterna della stessa chiesina: esso, che si estendeva sulla parete di un coro esistente sempre in epoca pre-alessiana, è di paternità di Pietro Perugino, così come al pennello dello stesso Vannucci (con interventi ottocenteschi ad opera di Antonio Castelletti) è riconducibile anche la scena dell’Annunciazione in due riquadri che si trovava all’esterno dell’abside, ma che dopo il distacco è stata collocata nel Museo.
Altri frammenti di affreschi trecenteschi e quattrocenteschi si vedono nella volta e nelle pareti interne della Porziuncola, ma l’opera artistica più antica e più preziosa della Cappella è il grande retablo, che si ammira sopra l’altare. Esso, che  occupa tutta l’ogiva è dipinto su tavola a fondo dorato. L’autore, Prete Ilario da Viterbo, che lo dipinse nel 1393, vi ha rappresentato Storie del Perdono di Assisi: in basso, a destra di chi guarda, San Francesco nudo tra le spine, per vincere il diavolo tentatore; più in alto, il Santo, che viene accompagnato da due Angeli alla Porziuncola; sulla sommità, Gesù Cristo e la Vergine in trono circondati da teorie di Angeli, e San Francesco genuflesso che implora l’Indulgenza; a sinistra, scendendo, San Francesco dinanzi al papa implorante la conferma dell’Indulgenza ; in basso, San Francesco che promulga l’Indulgenza con i sette Vescovi dell’Umbria ; nel centro, l’Annunciazione.
Quello che ha reso nota in tutto il mondo la Porziuncola è soprattutto il singolarissimo privilegio dell’Indulgenza, che va sotto il nome di “Perdono d’Assisi”, e che da oltre sette secoli fa convergere verso Santa Maria degli Angeli un grande numero  di pellegrini.

CAPPELLA DEL TRANSITO

Nella stessa Basilica, dietro alla Porziuncola, a destra, si trova la piccola Cappella del Transito. In questo luogo, sorto verosimilmente nei pressi dell’antica infermeria, la sera del 3 ottobre 1226 Francesco di Assisi, cantando a sorella morte, rese l’anima al Signore. All’interno dell’ambiente, oltre alla pregevole statua di S. Francesco in terracotta invetriata di Andrea della Robbia e agli affreschi del  peruginesco Giovanni Spagna rappresentanti i Santi e Beati Francescani, in una teca sopra l’altare è esposto il Cingolo del saio del Santo, donato alla Basilica da papa Pio IX (1846-1878).
All’esterno vi sono due dipinti murali di Domenico Bruschi (1886) raffiguranti la Morte e i Funerali del Santo.

PRESBITERIO E CRIPTA

Il presbiterio ha una grande scala frontale, con la balaustra e due amboni bronzei laterali realizzati dallo scultore Toni Fiedier (1970) e decorati con episodi della vita di San Francesco. Nell’ambone di sinistra si vedono San Francesco e il Crocifisso di San Damiano, la Vocazione di San Francesco alla Porziuncola e San Francesco che restaura la Porziuncola; nell’ambone di destra si può ammirare San Francesco che invia dalla Porziuncola i suoi frati in missione apostolica. Al centro del presbiterio è il nuovo altare papale che ospita  nicchie con sette formelle in bronzo in bassorilievo di Enrico Manfrini raffiguranti al centro Cristo Maestro e, ai lati, i Santi Francesco, Chiara, Bonaventura, Antonio di Padova, Pio V (che volle la basilica) e Pio X (che innalzò la chiesa a Basilica patriarcale). Da ammirare sono inoltre il coro che occupa la conca absidale, realizzato dai frati Minori sotto la guida di Fr. Luigi da Selci (fine XVII- inizio XVIII secolo), ed il pulpito ligneo intagliato da Fr. Giacomo di Borgo San Sepolcro (XVII sec.) sulla parete sinistra dell’abside.
Al di sotto del presbiterio si apre la cripta, realizzata nel 1968 su progetto di Bruno Apollonj-Ghetti.

Qui dietro all’altare un tempo troneggiava il polittico in terracotta smaltata di Andrea Della Robbia, ma per motivi conservativi l’opera nel 2000 è stata spostata all’interno del Museo. Nella cripta sono visibili inoltre i resti della casa che il Comune di Assisi aveva costruito in occasione del Capitolo: San Francesco avrebbe voluto abbatterla ma l’intervento di alcuni cavalieri e cittadini in rappresentanza del Comune riuscì ad ottenere che essa venisse risparmiata.