L’ALLIEVO DI RATZINGER DIVENTATO “MURATORE”

Di Paolo Casicci

 

A Cesi, in provincia di Terni, un sentiero impervio porta a un’altura di 800 metri sovrastata da un eremo e da un enorme cedro del Libano. Un’ oasi di pace, dove Bernardino Greco, un francescano brioso e loquace di 67 anni, insegna a coltivare la spirito insegna a coltivare lo spirito e, ogni tanto, racconta storie come questa.
“Nel 1968 studiavo teologia all’Università di Tubinga, in Germania, dove seguivo il corso del professor Joseph Ratzinger. Le sue lezioni erano molto affollate e noi studenti facevamo parecchie domande. Lui replicava che non bisognava interromperlo, che i quesiti andavano scritti su un foglio e consegnati a lezione finita: se le domande meritavano una risposta – diceva – l’avremmo ottenuta per iscritto. Di risposte in realtà, ne arrivavano poche. A Ratzinger chiese di farmi da relatore per una tesi sulla Madonna nella teologia protestante. Si rifiutò. Mi rivolsi allora al professor Hans Kung (il teologo censurato dieci anni dopo dal Vaticano  per le eccessive aperture dei suoi scritti)

 con il quale concordai un lavoro su un teologo romano messo all’indice durante il fascismo.
Quando dissi a Ratzinger che Kung sarebbe stato il mio relatore, commentò: “Faccia attenzione e cerchi di rimanere cattolico”
C’è però un’altra storia, che il francescano preferisce raccontare ai suoi ospiti: la ricostruzione della Romita, l’eremo francescano che sedici anni fa era un ammasso di ruderi e che proprio Bernardino, da allora, sta riportando in vita, con il suo lavoro e quello di decine di volontari.
Nel 1990, dell’eremo resistevano a mala pena le mure esterne: il tetto era crollato da un pezzo e le testimonianze dei frati che ci avevano vissuto per seicento anni, e che erano stati cacciati nel 1867, con la legge che requisiva i conventi del Regno) erano state razziate. Per farlo rinascere, galeotto è stato un libro del ‘700, che frate Bernardino aveva letto in convento, a Todi: «Il libro raccontava che San Francesco era passato da Cesi nel 1213.
La Romita era nata intorno ad una Cappella che il Poverello aveva restaurato alla maniera della Porziuncola di Assisi. A Cesi, inoltre, Francesco aveva composto versi che erano una chiara anticipazione del Cantico delle creature. Questo posto non poteva restare abbandonato. Andai a vederlo nello scetticismo generale, sconsigliato dai superiori. Ma quelle pietre imploravano di essere rimesse a posto».
Seguirono giorni, mesi e anni di lavori faticosissimi, di arrampicate con in spalla travi e mattoni. Solo per ricostruire il poderoso tetto in legno è intervenuta una ditta specializzata, pagata con le offerte dei numerosi ospiti che continuano ad arrivare qui da Francia, Germania, in cerca di pace e silenzio.
Per quest’isola bianca nell’Umbria verde, il frate ha fissato poche ma inderogabili regole, quelle tipiche di un eremo: il silenzio durante i pasti e nel pomeriggio e la collaborazione: Qui tutti cucinano e rassettano dice. Ci si diverte, anche: Bernardino canta, suona la chitarra ed il salterio.
E, quando è in vena di confidenze, racconta di quella volta in cui un professore tedesco di teologia…

Tratto da  “Il Venerdì di Repubblica”
Ottobre 2006


Alla Romita è sbocciato un sogno

L’Eremita con il computer