Intervista alle Clarisse Eremite dell’Eremo “Vergine della Tenerezza” 

1. Perché l’Eremo in cui attualmente siete ospitate si chiama “Vergine della Tenerezza”?
Siamo monache clarisse e incarniamo il carisma di s. Chiara ispirandoci alla regola che s. Francesco ha dato per gli eremi. L’Eremo, per noi, è come una tenda nella quale sostiamo pellegrine nel cammino del tempo verso la terra promessa, la casa del Padre, e vi dimoriamo per la durata della nostra esistenza terrena. Una tenda che vuole essere un segno dell’amore filiale che abbiamo verso la Madre di Dio, sotto la cui guida intendiamo rivivervi la ricchezza spirituale delle origini dell’Ordine Serafico.
Della vita di Maria Santissima desideriamo fare un programma per la nostra, imparando da Lei che è“maestra di sequela incondizionata”. Lei, come Donna del silenzio e dell’ascolto, dell’estasi e della concretezza, dell’amorevolezza e della condivisione, è la prima Consacrata che traduce nell’umano la tenerezza del Padre nel silenzio contemplativo del mistero che accoglie nelle profondità del
suo essere femminile, lasciando al Signore tutto lo spazio della sua vita. Voglia, la Vergine della Tenerezza, accoglierci ogni giorno alla sua scuola!

2. Cosa rappresenta la vostra presenza in questa precisa realtà?
Siamo donne consacrate nella Chiesa che vivono nel silenzio della preghiera continua, in castità, povertà e semplicità di vita, ma aperte alla condivisione con i fratelli e le sorelle. Tutto questo può dire molto a chi ci avvicina.
• Innanzitutto che Dio esiste, ed è l’Amore totale e assoluto: Egli sa riempire il cuore umano realizzandolo integralmente, lo sa pacificare unificando tutte le dimensioni dell’essere.
• E poi, nel frastuono di voci che ci assordano a tal punto da aver paura di ascoltare la realtà di noi stessi intessuti di fragilità personali, questa vita nel silenzio testimonia che l’uomo è, e si realizza, nella misura che riceve sé stesso da un Altro. Accettando questo dato di fatto come dato di vita, nella sperimentazione della tenerezza del Padre si sciolgono le inquietudine e le paure, i sentimenti di inadeguatezza che serpeggiano in noi. Da qui nasce il nostro bisogno, come consacrate e contemplative, di un dialogo continuo, di una preghiera incessante a nome dell’umanità perchè chiunque vive sulla faccia della terra possa “riceversi dall’Alto” ed essere felice.
• Inoltre, la ricerca dell’essenziale e della semplicità, la rinuncia al diritto di possesso in proprio, nonchè al relativo libero uso di tutti i beni materiali nella sequela di Cristo povero, vuole richiamare l’attenzione sull’insoddisfazione di base che spesso attanaglia la società e i singoli rendendo talvolta false le scelte nella vita, non rispondenti al diritto e alla dignità di ciascuno. Solo nella condivisione dei beni e non nell’accumulo egoistico. esiste vera realizzazione.

3. Come si svolge la vostra giornata di lavoro e di preghiera?
Ciò che anima la nostra giornata è uno spirito assetato della comunione amicale con Dio nel silenzio nella solitudine ma vissuto all’interno della comunità, per cui vogliamo vivere tempi e modalità di eremitaggio e altri di comunione fraterna.
La preghiera individuale e silenziosa inizia prima dell’alba come sentinelle del mattino che vogliono essere deste davanti al Signore della storia prima del sorgere del sole, affinché la lode di Dio accompagni l’aprirsi del nuovo giorno a fianco dell’umanità che inizia la sua fatica quotidiana.
Poi, alle 7, la nostra cappella si apre per accogliere chi desidera condividere la celebrazione delle Lodi e dalla Santa Messa. Al termine, noi eremite ci fermiamo ancora in preghiera fino ad oltre le nove. Dopo colazione ciascuna trascorre il resto della giornata ritirata a svolgere il proprio incarico e, secondo la regola degli eremi di s. Francesco, ci alterniamo tra il ruolo di “Maria” ( preghiera e studio), e quello di “Marta” (accoglienza e servizi per la comunità).Questo fino alle 18 quando ci ritroviamo insieme per la celebrazione di Vespro. La nostra cappella si apre ancora la pubblico alle 17 per l’Adorazione Eucaristica e il canto dei Vespri. Con questo momento liturgico termina il tempo passato in solitudine e ha inizio quello comunitario che comprende anche la cena. Infatti, come forma di digiuno nel suo aspetto liberatorio e penitenziale, non consumiamo uno dei due pasti principali della giornata, e solitamente si tratta del pranzo. Intorno alle 21 celebriamo compieta, ultima preghiera liturgica della giornata, dopo di che rientriamo nel silenzio adorante della Presenza Divina.
La prima parte della notte, una di noi, sosta nel turno di veglia per la preghiera notturna.
Il sabato e i giorni festivi viviamo comunitariamente, senza alcuna forma di eremitaggio, e totalmente disponibili all’accoglienza esterna.
Ogni giorno, eccetto il venerdì che lo riserviamo totalmente al silenzio, c’è sempre una sorella a disposizione per l’ascolto di coloro che bussano alla nostra porta.
In quanto monache eremite, chiamate “alla purificazione del cuore e della mente per educarci ad occuparci totalmente del Signore” dedicandogli la nostra vita per la salvezza del mondo”, periodicamente ci riserviamo una intera settimana di più intenso deserto di silenzio, delle labbra e della mente, nella solitudine totale.

4. Potete accogliere anche esterni per vivere assieme a voi un periodo di ricerca e approfondimento spirituale?
Certamente! Sentendoci profondamente avvolte dall’Abbraccio di Dio che si manifesta con squisito amore, desideriamo a nostra volta diventare braccia e cuore aperti verso chi cerca un ristoro spirituale o una mano che lo accompagni nella ricerca di senso. Il nostro vuole essere un servizio di ascolto e di vicinanza nella com-passione evangelica e nella condivisione della preghiera aperta a singoli o a piccoli gruppi.
Nel rispetto dello specifico che caratterizza l’Eremo, valutiamo di volta in volta le modalità e i tempi dell’accoglienza secondo le esigenze presentateci.

5. Attraverso quali esperienze vi arriva il “mondo”che è fuori dell’Eremo?
L’Eremita non è isolata o lontana dal mondo, ma vive “l’interiore ed esteriore separazione da esso per testimoniare la provvisorietà del tempo presente”, additando l’unico futuro di ogni uomo: Dio. Per cui sentiamo di essere in comunione con l’intero genere umano e la Chiesa sparsa nel mondo. Le persone che vengono all’Eremo e i quotidiani ci aggiornano sulle notizie e gli eventi politici, sociali ed economici che cambiano e toccano l’ esistenza, per portarli nella preghiera davanti a Colui che tiene le fila della storia e la fa sfociare in offerta di salvezza.

6. …e quale giudizio ne date?
Più che un giudizio, il nostro è uno sguardo di fede con i colori della speranza. Tutti abbiamo bisogno di sentirci amati per stare bene e poter riamare a nostra volta. Ogni conflitto o violenza, e qualsiasi altra cosa che crea disarmonia e dolore sulla terra…nasce dalla mancanza di amore, dalla mancanza di una esperienza d’amore talmente gratuito quale solo Chi ci ha creato e ci dona il respiro ad ogni istante può dare. Da Lui abbiamo origine e a Lui tendiamo: il travaglio dell’umanità, per quanto doloroso sia, porta sempre ad una nuova vita se accogliamo il Signore Gesù.

Il Signore ci dia pace!

Sr. Paola Bellin